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Il ritorno dei Black Rebel Motorcycle Club era annunciato praticamente da mesi. “Wrong Creatures” (Vagrant) è stato infatti anticipato dalla pubblicazione di ben quattro singoli (“Little Thing Gone Wild”, “Haunt”, “Question of Faith”, “King of Bones”) negli ultimi mesi del 2017 che hanno chiaramente acceso l’animo dei fan più sfegatati di una delle rock band che nel panorama alternative può vantare un seguito di veri e proprio devoti. Una specie di culto che si rinnova oramai sin dal primo album a ogni nuova pubblicazione del gruppo fondato da Peter Hayes e Robert Levin Been aka Robert Turner (cui si aggiunge dal 2008 in pianta stabile la batterista Leah Shapiro, che si è fortunatamente lasciata alle spalle un brutto momento e i problemi di salute degli ultimi anni), senza contare le loro performance live, che sono caratterizzate da comportamenti tipici da divo che del resto proprio perché esuberanti sono qualcosa che ti puoi permettere solo se hai quella giusta attitudine rock and roll che a loro non manca di certo. E allora bentornati con questo nuovo disco registrato in diverse location a Los Angeles e che senza rivoluzionare il sound della band offre comunque spunti molto interessanti.
In questo senso vado controcorrente rispetto a chi parla di una svolta pop, opinione condivisa peraltro sia da critici italiani che oltreoceano. Questo disco infatti ha esattamente la stesse caratteristiche e quelle sfumature che costituiscono il corpus del sound della band sin dalle origini: il sound garage rock and roll di “Spook”, la carica di distorsioni ruggenti di “King Of Bones”, l’acidità del rock and roll blues di “Ninth Configuration” e soprattutto la bellezza di quei “recital” gospel carichi di suggestioni emozionali tipici del repertorio BRMC (“Haunt”, “Calling Them All Away”, “All Rise”…). Questo non significa che non ci siano pezzi diciamo meno convincenti e questi sono proprio quelli lì dove il sound si fa più “accattivante” come “Echo”, “Little Thing Gone Wild”, “Carried From The Start”. Gli arrangiamenti di “Question Of Faith” e in particolare “Circus Bazooko” appaiono invece una scelta infelice. Eppure dopo averlo ascoltato più volte permane comunque la convinzione che alla fine anche questo disco si aggiungerà alla serie di “classici” già realizzati in passato dalla band.
Penso che i Black Rebel Motorcycle Band non abbiano mai fatto un disco capolavoro e che nella loro discografia, comunque in qualche modo variegata (penso ad esempio a un disco particolarmente riuscito come “Howl”), non ci sia forse nessun pezzo da novanta. Eppure non hanno mai sbagliato un colpo: hanno trovato una loro formula e hanno continuato a proporla negli anni mantenendosi sempre su degli ottimi standard e tenendo sempre fede a se stessi. I loro ascoltatori non gli chiedono altro: questo rapporto viscerale di fiducia reciproca, questa sacra alleanza è stato rinnovata anche in questa occasione.
70/100
Emiliano D’Aniello