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Viene da Malmoe, Svezia, uno dei debutti discografici più interessanti del finale di 2017. Mi riferisco ai SEKEL, una post-punk band che dopo avere attirato le attenzioni di un’etichetta influente come la Fuzz Club Records, ha appena pubblicato il suo primo LP eponimo.
Provenienti da una nazione che ha fatto la storia per quello che riguarda la musica psichedelica e sperimentale, a partire dai Parson Sound negli anni sessanta (poi ridenominati International Harvester) e che per quanto riguarda le pubblicazioni più interessanti di quest’anno ha già dato tantissimo al mondo della musica alternative con band come Goat, Flowers Must Die, NONN, Dead Vibrations, Hills, The Janitors… i SEKEL si differenziano probabilmente dalle band appena citate e all’interno del micro-mondo della Fuzz Club Records per un approccio più post-punk e chiaramente ispirato a grandi band del genere wave come i Gang of Four oppure i Wire (‘Detektiv’, ‘Next To Nothing’, ‘Ivery FIx’…) invece che ripetere alcuni schemi tipici della corrente neo-psichedelica e drone.
Sin dalle prime battute di ‘Bergamot’ infatti, la traccia strumentale che apre il disco, si avverte un certo furore nel suono delle chitarre e nell’incedere del basso che combinati a un uso intelligente e mai smodato dei synth e a vocalismi alterati e distorti come nella migliore tradizione dark-wave, recuperano delle atmosfere tipiche degli anni ottanta. A parte il gusto per un certo garage easy-listening che potrebbe fare pensare agli Strokes (penso a episodi come ‘Vortex’ oppure ‘No Star’), data l’alta componente stilistica di questa band, avvicinerei tuttavia i SEKEL in particolar modo agli Interpol di cui hanno effettivamente la stessa forza e lo stesso vigore espressivo degli esordi (‘Crayons, ‘Stick’).
Trattandosi di conseguenza di una proposta in qualche modo inedita per la Fuzz Club Records e in un momento in cui apparentemente l’interesse per la neo-psichedelia sembrerebbe esaurirsi, c’è da domandarsi se a questo punto questo ottimo esordio dei SEKEL possa prossimamente aprire nuovi orizzonti per l’etichetta londinese e in generale per la musica alternative europea e internazionale. Ma questo riguarda il prossimo futuro. Per quanto riguarda il presente abbiamo invece questo disco che fa letteralmente le scintille e ce lo facciamo bastare.
Emiliano D’Aniello
79/100