Share This Article
Ci sono alcuni suoni che ci portiamo dentro come se fossero delle vere e proprie immagini istantanee e questi ci ricordano dei momenti precisi oppure ricorrenti nella nostra esistenza e in maniera particolare appartenenti agli anni della nostra infanzia, che sono quelli in cui la mente umana e la sua sensibilità è più ricettiva e capace di catturare in una maniera indelebile e indistinta ogni cosa. In questa immagine sonora ci sono io assieme ai miei genitori e i miei due fratelli, c’è una casa di campagna, c’è una autostrada e l’automobile che attraversa una lunga galleria costruita tra le montagne. Sento quel suono indistinguibile delle automobili letteralmente risucchiate dallo spazio vuoto della galleria mentre fasci di luce mi segnano la faccia alternandosi all’oscurità, come se fossero le strisce del manto di un grosso felino, mentre dal vetro del finestrino mi immergo in quella che mi appare come una dimensione completamente estraniata da tutto il resto del mondo che in quel momento è semplicemente fuori.
In questa dimensione esatta è la musica di questo nuovo disco di Ryuichi Sakamoto, che sta attraversando un periodo sul piano creativo e per quello che riguarda la intensità e la qualità dei suoni che è molto importante anche all’interno della lunga carriera di un compositore e musicista classe 1952, che chiaramente ha già dato ampiamente prova non solo delle sue capacità compositive ma anche in campo sperimentale disimpegnandosi con grande successo nel campo della elettronica e ambient e in composizioni minimaliste. Un nuovo inizio segnato dal superamento della malattia che lo ha tenuto completamente fermo da ogni attività per due anni e in cui Ryuichi ne ha approfittato per ampliare i nuovi orizzonti. Così sulla scia di “async” (Milan Records) e soprattutto della colonna sonora di “The Revenant” (2015) del regista Alejandro Gonzalez Inarritu ecco che in questa lunga sezione dal vivo registrata con la collaborazione di Carsten Nicolai aka Alva Noto (al lavoro con lui assieme a Bryce Dessner nella già menzionata colonna sonora per il film vincitore di tre premi oscar) si disimpegna in una lunga composizione di musica flessuosa e ritualistica e con un vero e proprio contenuto di natura organica e pulsante di vita. Una costruzione musicale vibrante e che sembra quasi riflettere della stessa luce della struttura architettonica deputata a ospitare questa performance, la spettacolare Philip Johnson Glass House, progettata e realizzata dall’eclettico artista statunitense a New Canaan nel Connecticut.
Qui siamo lontani dalle composizioni di carattere cinematico tipiche di Ryuichi Sakamoto così dal suo stile più classico o quello più tipicamente pop. Improntato a un certo minimalismo, il dialogo musicale con Alva Noto segue sequenze circolari e microfonate attraverso un filtro sintetico, che amplifica l’eco della memoria e che per quaranta minuti dirottano l’ascoltatore in una specie di tunnel temporale dove puoi letteralmente osservare attraverso una superficie di vetro istantanee che costituiscono pezzi interi della tua vita passata.
Alva Noto and Ryuichi Sakamoto site specific performance at the Glass House from The Glass House on Vimeo.
85/100
Emiliano D’Aniello
22.02.2018