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Sono triste. Ieri sera ho visto i sondaggi d’intenzione di voto ad un mese dalle elezioni, il manuale di marketing continua a rimanere un confuso ammasso di lettere e numeri anche alla vigilia dell’esame, a Firenze piove ed attualmente la mia forza di volontà è quella di un bradipo in letargo.
In questo insieme di cose ho preso coraggio e ho ascoltato “When You Die”, anticipazione del nuovissimo disco dei MGMT. Dopo l’ascolto, ho fatto ripartire il tutto per guardare anche il video. Sono un po’ meno triste.
Non vi mentirò: non mi aspettavo assolutamente nulla dai MGMT. Ed invece, signori, sono felice di essermi sbagliato.
Nel 2013 ero un allegro 18enne che aveva appena scoperto Nick Cave (“Push The Sky Away” è ancora il mio disco preferito dell’australiano) e divorava musica stramba. Non importava di che genere, di che qualità, bastava fosse stramba. Quindi nell’elenco dei download di Torrent, oltre alla DISCOGRAFIA INTEGRALE di Frank Zappa, i primi approcci con il free jazz e progetti a caso di John Zorn, ci finì anche il terzo, omonimo disco dei MGMT. Dopo 5 anni, di Zappa non mi importa più nulla, Zorn continuo a non capirlo, “MGMT” è rimasto.
Quello del 2013 era sì un album strambo, ma da una formula vincente, ai miei occhi la miglior sintesi del sound-MGMT fino ad oggi (spero di essere smentito domani con l’uscita di “Little Dark Age”). La formula è semplice, ed è giocata con lo spirito di due ragazzi che passano le giornate a suonare per divertirsi e passare le giornate; e poi c’è tutto quello che piace ad un ragazzo semplice come me: le chitarrine acustiche storte, i synth, i bassoni, gli organi ancora più storti…
Ma non si riduce solo ad un gioco di stranezze: i due newyorkesi, come tutti sanno, riescono a scrivere del gran pop, e lo avevano dimostrato anche stavolta. Solo nascondendolo sotto ad una spessa coltre di fumo (eheh) e rendendo la forma un po’ meno digeribile al primo ascolto.
Se avete tempo, e voglia, correte ad ascoltarlo di nuovo. Magari a mente fredda riuscite a vederlo come faccio io: un giocattolo pop per fattoni in cui trovi qualcosa di nuovo ogni volta.
Ah, se siete di quelli che non guardano le partite per passare direttamente agli higlights, vi accontento: rifatevi le orecchie con “Plenty of Girls in the Sea”, delirio di ispirazione beatlesiana che potrebbe essere la colonna sonora di ogni pomeriggio primaverile sballato, sbarbato, gioioso. Fate partire, cominciate a sorridere.