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Quinto album in studio e formula completamente nuova per gli J.C. Satàn di Arthur Larregle e Dorian Verdier. Con questo nuovo LP il gruppo entra infatti in una nuova fase e intraprende una specie di svolta sul piano compositivo e anche a livello “strutturale” e concettuale (di conseguenza per quello che riguarda la qualità e la varietà del sound) coinvolgendo sin dalle prime fasi di lavorazione tutti i componenti della band. Una scelta che chiaramente comporta un sound che pure senza rinnegare la tradizionale attitudine garage punk e un certo ermetismo di matrice dark wave, è oggi più armonioso e ricco di sfumature rispetto al passato.
“Centaur Desire” (uscito su Born Bad Records) è un album per lo più di canzoni di un certo vigore e che abbiano quindi grande impatto sugli ascoltatori, caratteristica riscontrabile sin dalle prime battute di “I Won’t Come Back”, che introduce una certa matrice drone e allo stesso tempo una componente elettrica ipnotica che è elemento ricorrente nel sound e che ritroviamo più avanti in tracce come “Communication” (che rievoca una certa psichedelia nello stile di Syd Barrett), “The End”, “Lies”. Probabilmente sono questi i momenti più interessanti di un album che tuttavia nasconde altre sorprese: il sound ossessivo e paranoico del garage-punk della title-track e di “No Brain No Shame”, “The Road”; il groove di “Complex Situation” e la wave beatlesiana di “Drink, Dope and Debauchery”; la conclusiva composizione maestosa e allo stesso tempo pop “Libera”, che conclude l’album con una esplosione di gioiosa psichedelia che forse consacra definitivamente l’inizio di questa nuova fase per una band il cui suono è oggi meno criptico rispetto al passato e maggiormente aperto a influenze diverse.
Diciamo in definitiva che per quanto apparentemente con “Centaur Desire” non ci sia stato (ancora) un approdo a una formula definitiva e vi sia una conseguente varietà nei suoi, è altrettanto vero che la forza delle canzoni e il sound tagliente delle chitarre, la componente easy-listening fanno sì che questa presunta disunità non influisca affatto sulla qualità complessiva del disco che è sicuramente buona e conferma gli J.C. Satàn come una delle band alternative più interessanti del panorama francese.
72/100
Emiliano D’Aniello
19/03/2018