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Dice Francesco che questa seconda parte è nata in parte intenzionalmente, in parte per assecondare un’urgenza compositiva esplosa durante il tour dell’ultimo disco (“L’Amore e La Violenza”). I pezzi, in effetti, sono più diretti (o almeno così sembrano), è evidente un utilizzo maggiore della chitarra come strumento principe di composizione, mentre gli arrangiamenti guardano nella stessa direzione del capitolo precedente. Forse una maggiore selezione tra i due lavori ci avrebbe restituito un doppio migliore di entrambi i capitoli, ma ciò non è dato saperlo e rimane solo speculazione fanta-musicale.
“Veronica n.2” è stata presentata (insieme a “Violenza”, strumentale d’apertura) già durante i live ed è un bel rimembrare i Pulp di “Babies” come apertamente dichiarato e ammiccato anche nel video. Il resto si muove tra maggiore musicalità di slancio prog – come lo sono i Goblin e non gli Yes – soprattutto negli strumentali presenti in misura maggiore rispetto al primo capitolo, che si affianca a canzoni non poi così facili (il sottotitolo del disco riporta: “altri dodici pezzi facili”), stavolta per davvero oscenamente pop (il che era già l’intendimento del vol. 1). Ogni nota rimanda all’identità sonora di casa Baustelle in canzoni d’amore che lasciano da parte la violenza, ma non il dolore.
Tutto risulta più coeso e convincente dell’altalenante coraggio del vol.1 e quindi il volume 2 vince sul breve, ma potrebbe peccare sulla distanza. “Tazebao” è un macina-slogan che si stacca dal resto per il tiro glam e, su tutte, spiccano le fascinazioni melodice di “Jesse James e Billy Kid”, l’amarezza tra salvezza e dannazione senile di “Perdere Giovanna”, “L’Amore è Negativo”, nucleo tematico e sonoro del disco tutto e la conclusiva, struggente torch song “Il Minotauro di Borges”.
70/100
(Giampaolo Cristofaro)
foto in home di Gianluca Moro