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Sono già passati cinque anni da “The Electric Lady”, album della consacrazione della talentosa e poliedrica Janelle Monáe, artista adottata da Atlanta e lanciata da Big Boi degli Outkast ormai un decennio fa, che l’ha portata su territori più pop e d’alta classifica, dopo il fulminante “The ArchAndroid” del 2010 che su queste pagine abbiamo definito l’album che insieme a “My Beautiful Dark Twisted Fantasy” di Kanye West che ha cambiato definitivamente la percezione della black music a cavallo del decennio (soprattutto agli occhi di un pubblico largo non sempre interno alle logiche del soul e dell’hip-hop).
In questo tempo Janelle Monáe non è stata ovviamente ferma. Ha prestato la sua voce a brani di Grimes, Pharrell Williams, The Internet. Saul Williams, Paolo Nutini, Jidenna, cantando in un brano nella serie tv di culto “The Get Down”. Come se non bastasse il suo talento di vocalist, ballerina e performer con pochi uguali oggi (il suo strepitoso show al Way Out West del 2014 ci è rimasto ben impresso in testa anche a distanza di anni), minuta icona black nata a Kansas City, ha esordito come attrice nel celebratissimo “Moonlight”.
E poi finalmente, a inizio anno, sono arrivati i primi estratti “Make Me Feel” e “Django Jane” da “Dirty Computer”, prodotto dal duo svedese Mattmann & Robin e che uscirà il 27 aprile su Wondaland Arts Society, Bad Boy Records ed Epic Records.
Uscite insieme, il 23 febbraio, hanno subito fatto impennare l’hype sull’album. La prima risente, con successo, dell’eredità di Prince che ha anche collaborato alle registrazioni prima di morire prematuramente nell’aprile del 2016 e mette ancora una volta in mostra le potenzialità di portavoce del mondo LGBTQ di Janelle. Nella seconda, che tocca temi più vicini al femminismo afro-americano, la trentaduenne si riavvicina alle sonorità hip hop/R&B con cui si era fatta conoscere fin dalla sua prima collaborazione con gli Outkast.
Non poteva che essere lei la protagonista della nostra copertina di aprile su Facebook e Instagram.