Share This Article
E’ uscito il 25 maggio 2018 su 3eme Bureau/Wagram il nuovo disco di Fatoumata Diawara, una delle più grandi stelle della musica e della cultura pop africana contemporanea. Classe 1982, nata in Costa d’Avorio e cresciuta in Mali, ma attualmente residente in Francia, Fatoumata divenne una stella sin da bambina quando a soli 15 venne scelta dal regista Cheick Oumar Sissoko come attrice protagonista del film “La Genèse”, premiato a Cannes nel 1999. Da allora la sua carriera è stata in continua ascesa tra esperienze cinematografiche e teatrali, cui ha affiancato sin dal 2011 la carriera come cantante e musicista e che poi è stata forse quella della sua definitiva consacrazione e che la ha portata a collaborare con big della musica internazionale come Herbie Hancock e il mitico Bobby Womack (è sua la voce in “Nothin’ Can Save Ya” dal bellissimo disco “The Bravest Man In The Universe”).
Tutto questo basta probabilmente per suscitare e giustificare il giusto interesse in questo nuovo disco intitolato “Fenfo” (aka “Something To Say”), prodotto dalla stessa Fatoumata Diawara con il producer e musicista pop francese Matthie Chedid aka “-M-” tra Mali, Burkina Faso, Barcellona e Parigi e anticipato dal singolo “Nterini”. Che poi è il pezzo di apertura del disco, di cui svela in gran parte i suoi contenuti: se dire che il disco ha quei sapori tipici del continente africano potrebbe apparire un cliché, va detto che nello specifico lo scopo di Diawara non era sicuramente quello di distaccarsi da quello che potremmo definire come “afro-pop”.
Che non è sicuramente qualche cosa di banale: lo stile compositivo e gli arrangiamenti sono tutti di alto livello, così come le performance vocali di un’artista completa e che peraltro è anche una buona musicista (chitarrista, nella specie). Accompagnata dal chitarrista Pascal Danae, il bassista Etiene Mhappe, il talentuoso Sidiki Diabaté alla kora e il violoncellista Vincent Segal, Diawara realizza un disco dai contenuti personali ma che estende idealmente all’intero continente africano e in particolare alla condizione delle donne. Una dichiarazione di intenti (come da titolo) e dove i momenti migliori sono poi quelli più evocativi e marcati dal suono dell’Africa Nord-Occidentale e che poi è divenuto celebre anche nel panorama rock con Tinariwen, Tamikrest, ecc. ecc. Possiamo quindi riconoscere il suono tipico delle chitarre e delle percussioni, che creano ritmi avvolgenti e striscianti attorno alla sua voce in canzoni sicuramente riuscite come la già citata “Nterini”, “Ou Y’an Ye”, “Takamba”, la bellissima “Fenfo” e la elegiaca “Mama” oppure performance quasi recitative come “Don Do”. Meno convincenti i pezzi più tipicamente pop come “Bonya” e “Dibi Bo” e il sound quasi funky di “Kanou Dan Yen” che riprende alcune forme della musica mainstream USA. Ma queste nulla ostano un giudizio complessivamente positivo sul lavoro di un’artista che va sicuramente inclusa nel proprio bagaglio di conoscenze.
76/100
(Emiliano D’Aniello)