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Il Sub Pop Singles Club è la quintessenza dello spirito dell’etichetta di Seattle: condivisione e connessione tra gruppi e scene dei vari Stati Americani e poi di tutto il mondo.
Dal Novembre 1988 al Dicembre 1993 e poi dall’Aprile 1998 al Marzo 2002 è possibile ricevere edizioni limitate targate Sub Pop – spesso colorate – di singoli 45 giri di band underground (s)conosciute di tutto il mondo, se si sottoscrive un vaglia postale, che recita frasi come “Ehi, perdente. Sei alla ricerca di un po’ d’azione? Stanco di essere escluso? Qui alla Sub Pop abbiamo creato un club speciale per solitari collezionisti di dischi come te: il SUB POP SINGLES CLUB” o “Sì, sono solo e voglio unirmi al vostro SINGLES CLUB. Questi sono i miei soldi”.
È quasi un ritorno alle orgini, quando “Subterranean Pop” nel 1979 è ancora il nome dello show radiofonico di Bruce Pavitt sulla college radio KAOS-FM e della fanzine omonima pubblicata, a partire dal 1980, con in allegato compilation musicali.
Nel corso degli anni il Sub Pop Singles Club ha dato spazio ad artisti di tutto il mondo partendo dai “classici” dell’etichetta – Nirvana, Mudhoney, Tad – fino ad arrivare a gruppi come Shonen Knife, Lubricated Goat, The Jesus and Mary Chain e tanti altri. Di seguito una selezione si sette singoli, quelli per noi più interessanti :
1. Fugazi – Song # 1 b/w Joe# 1/Break-in (1989)
Caso più unico che raro, “Song # 1 b/w Joe# 1/Break-in” (1989) è il primo ed ultimo sette pollici dei Fugazi, storica band della scena post-hardcore di Washington, ad essere pubblicato dalla Sub Pop. L’eccezione che conferma la regola: tutta la produzione della band americana è uscita su Dischord Records, etichetta fondata dallo stesso Ian MacKaye (frontman del gruppo ed ex The Teen Idles, Minor Threat) insieme a Jeff Nelson (The Teen Idles, Minor Threat).
Le tre canzoni – “Song # 1”, “Joe# 1” e “Break-in” – saranno poi inclusi nella versione CD di “Repeater + 3 songs”, pubblicata nel 1990 dalla Dischord.
2. Das Damen – Sad Mile b/w Making Time (1989)
I Das Damen, band newyorkese attiva nella seconda metà degli anni ottanta, rappresentano il lato hard & acid rock della SST Records, etichetta simbolo della scena hardcore americana. Album come “Jupiter Eye” (1987) e “Triskaidekaphobe” (1988) – secondo e terzo album del gruppo – viaggiano a metà strada tra hard rock, neo-psichedelia e punk.
“Mousetrap” (1989, Twin/Tone Records), l’ultimo disco della formazione, è invece il lavoro più “pop” del quartetto – quello con le chitarre – e segna la fine della storia della band.
Il singolo “Sad Mile b/w Making Time” (1989), pubblicato in tiratura limitata dal Sub Pop Singles Club, anticipa il mood dell’album, sempre più psichedelico, tant’è che come lato B il gruppo sceglie una cover di “Making Time”, brano della band freakbeat anni sessanta The Creation.
3. Gories – Give Me Some Money b/w You Don’t Love Me (1991)
Il garage punk più grezzo, primitivo, figlio del blues è l’anima viscerale dei Gories, trio della Motor City Detroit attivo tra la fine degli anni ottanta e primi anni novanta e legato alla Crypt Records. Il singolo “Give Me Some Money b/w You Don’t Love Me”, pubblicato dalla Sub Pop nell’ottobre 1991, è una sorta di divertissement, ben due cover: il lato A è una reinterpretazione in chiave Gories di “Give Me Some Money”, brano parodia degli Spinal Tap, gruppo fittizio nato con il rock mockumentary “This Is Spinal Tap” (1984); il lato B, “You Don’t Love Me” (cover della canzone di Bo Diddley), fa battere il cuore blues del gruppo.
Una band quasi allo sbando – “Facemmo un singolo per la Sub Pop, e uno per la Estrus – abbiamo buttato fuori tutti questi singoli e ci siamo sciolti. Circa sei mesi più tardi le etichette hanno cominciato a chiamare e chiedere, ‘Dov’è il vostro disco’ e noi eravamo come, ‘Oh sì, ce ne siamo dimenticati’” (Mick Collins, Turn it Down, 2009) – tira fuori una serie di sette pollici e poi un disco (l’ultimo, “Outta Here” del 1992) ancora elettrizzanti. Si riunisce nel 2009 e nel 2015 esce l’EP “Be Nice / On The Run”.
4. Ween – Skycruiser / Cruise Control (1993)
Il singolo “Skycruiser / Cruise Control” (1993), pubblicato dalla Sub Pop, è in puro stile “Pure Guava” (Elektra, 1992), terzo album ufficiale schizoide dei Ween, duo di rock (?) sperimentale (e poi band allargata) di New Hope (Pennsylvania) : il brano – “Sky Cruiser” (remixato nel lato B diventa “Cruiser Control”) – ha ancora quella vena lo-fi allucinata (per davvero), sarcastica delle prime registrazioni homemade e produzioni su quattro tracce di Gene Ween (vero nome, Aaron Freeman) e Dean Ween (all’anagrafe Mickey Melchiondo).
Con gli album successivi l’attitudine del gruppo resta sostanzialmente la stessa e per quattro dischi – “Chocolate & Cheese” (1994), “12 Golden Country Greats”(1996), The Mollusk” (1997),”White Pepper” (2000) – continua, addirittura a pubblicare per un’etichetta major (la già citata Elektra). Cambia però la natura delle produzioni: nel 1994, per la prima volta, la band registra un disco su un multitraccia in uno studio di registrazione. E, nonostante lo scioglimento del 2012, dal 2015 ad oggi la formazione calca ancora i palchi tenendo vivo lo spirito libero e freak in stile Ween.
5. Royal Trux – Steal Yr Face b/w Gett Off (1993)
“Steal Yr Face b/w Gett Off”, singolo della noise band Royal Trux pubblicato dalla Sub Pop in collaborazione con la Drag City, riprende la ruvidezza sonora sottoforma di canzone da tre/quattro minuti di “Untitled” (1992) abbandonando il respiro disperato e disturbato di “Twin Infinitives” (1990). Il lato A – “Steal Yr Face” – e il lato B – “Gett Off” – sono due facce della stessa medaglia: garage rock malato, catramoso e drogato al suo meglio. Le due canzoni, nel 1997, vengono poi incluse nella compilation “Singles, Live, Unreleased” (Drag City), raccolta di singoli, inediti e versioni live dei brani del gruppo di Chicago.
6. Thee Headcoats – Time Will Tell b/w Davey Crockett (Gabba-Hay!) (1990)
Gli inglesi Thee Headcoats – una delle tante creature del poliedrico Billy Childish, musicista, scrittore, poeta e pittore – sono (stati) tra i protagonisti irriducibili della scena underground inglese, all’insegna prima del garage/surf rock sixties e poi anche del garage punk. Sono numerose le pubblicazioni, quasi infinite, a cui Childish mette mano. Il sette pollici “Time Will Tell b/w Davey Crockett (Gabba-Hay!)”, insieme a “Heavens To Murgatroyd, Even! It’s Thee Headcoats! (Already), (1990)”, è l’unico vinile a nome Thee Headcoats edito dalla Sub Pop.
Entrambi i lati – A e B – sono due brani di sferragliante garage punk.
7. Rusty Willoughby – Here Come The Weakened / And The World Moves On (1999)
Rusty Willoughby (Pure Joy, Flop, Llama), cantante/autore americano, ha attraversato gli anni ottanta, novanta e duemila underground, senza mai riuscire ad ottenere il giusto riconoscimento.
“Here Come the Weakened/ And The World Moves On”, tra i singoli pubblicati del Sub Pop Singles Club della seconda ondata (1998-2002), è il primo sette pollici da solista per Willoughby, brano-anteprima del disco di debutto omonimo “Rusty Willoughby” (1999). Ritorna il songwriting pop, anche se in forma cantautoriale e intimista, della sua ex band (più importante), i Flop, che tra il 1992 e il 1995 pubblicano tre album power pop di spessore (Flop & the Fall of the Mopsqueezer!, Whenever You’re Ready, World of Today).
(Monica Mazzoli)