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Simon Raymonde, in origine bassista della ethereal wave/dream pop anni ottanta/novanta insieme ai Cocteau Twins ed adesso mente-anima dei Lost Horizons, resta una figura centrale nel panorama della musica indipendente, che continua a vivere e combattere anche grazie a etichette discografiche come la Bella Union, fondata ormai vent’anni fa dal polistrumentista e produttore scozzese insieme al compagno (all’epoca) di band, Robin Guthrie.
Dal 2016 , però, è ritornato anche il Raymonde autore : dopo tanti anni di musica dietro le quinte (produzione, discografia), arrivano i già citati Lost Horizons ed è di nuovo protagonista la voglia di fare musica divertendosi insieme a vecchi (Richard Thomas, ex Dif Juz) e nuovi compagni. “Ojalá”, pubblicato nel 2017, è l’esordio su disco di questa nuova avventura, tutta all’insegna di un pop celestiale e così immaginifico da diventare la colonna sonora del cortometraggio Triptych di Kieran Evans.
A breve la band suonerà in Italia recuperando le due date annullate ad Aprile : il concerto al Serraglio di Milano e quello al Covo Club di Bologna.
Nel frattempo, mentre il tour britannico del gruppo è in dirittura di partenza, proponiamo la chiacchierata con Simon Raymonde di qualche mese fa. Tra passato, presente e futuro.
Le parole sono importanti, la più potente forma di comunicazione. Nel 2017, dopo molti anni, sei tornato a fare musica e ha chiamato il tuo nuovo progetto, ‘Lost Horizons’ : una scelta, quella del nome, che sembra essere significativa, come se stessi dicendo, ‘voglio scoprire di nuovo un certo tipo di Eden musicale, ritornando in un luogo a cui appartengo’. E poi hai pubblicato un album chiamato “Ojalà”. In spagnolo ‘Ojalà’ significa qualcosa come ‘sì, può darsi, lo desidero’. Fare musica sembra di nuovo un bisogno vitale, giusto?
Sono stato per così tanto tempo coinvolto nella realizzazione della musica altrui, stavo trascurando malamente quella parte di me, assolutamente sì. Penso di essere sopravvissuto perché stavo producendo, curando, suonando la chitarra con altre band (Mercury Rev), organizzando etc. e riuscendo a riempire ogni giorno con tanti lavori, ma quando ho capito (finalmente!) che non ero ancora totalmente felice, mi sono preso il tempo per scoprire non soltanto il perché ma anche cosa avevo bisogno di fare esattamente per recuperare e andare avanti, è stato poi semplice!
Il significato di Ojalà riguarda di più la Speranza. Nello specifico non una individuale ma globale. Non smettere di qualcosa ma avere fiducia.
I Lost Horizons non sono una band, sembrano un spazio creativo aperto ma tu e Richard Thomas (ex Dif Juz) siete certamente le pietre angolari di questo progetto. E probabilmente senza Thomas non staremmo qui a parlare dei Lost Horizons. Si è rivelato essere la persona perfetta per ricominciare di nuovo dove avevi lasciato. Siete in simbiosi l’uno con l’altro : suonava nei Dif Juz – hanno pubblicato un album con la 4AD nel 1985 – e hanno collaborato con i Cocteau Twins durante le session di “Victorialand” e con i This Mortal Coil (“Ivy and Neet”). (Thomas) è un importante punto di partenza, l’altra faccia del tuo mondo di intendere la musica : divertirsi.
Sì, di sicuro non ho bisogno di nessun altro per siedermi a casa e scrivere la mia musica ma avere un opposto che ti completa, un’altra energia è per me importante perchè posso nutrirmi di quella forza. E mentre posso programmare le batterie (odio farlo), con Richie (batterista, n.d.a.) posso iniziare sette nuove canzoni in un giorno, con una drum machine posso farne una!
Anche a lui mancava fare musica, per lo stesso arco di tempo più o meno, così entrambi stiamo amando ogni secondo.
Adesso ci sentiamo come se fossimo un gruppo perché sul palco siamo in sette e siamo come una band di fratelli e sorelle. Tre ragazze, quattro ragazzi e tutti ci stiamo divertendo un mondo e abbiamo un’empatia musicale che è inusuale per una band così nuova e giovane (a parte me e Richie, ovviamente)!
Lost Horizons e Cocteau Twins : persone diverse, tempi e posti differenti ma il tuo processo creativo è sempre lo stesso. Non scrivi una canzone in maniera tradizionale ma lasci parlare la musica durante le jam in studio, giusto?
Sì, è quello che so fare ma nel 2017/2018 è anche quello che si adatta perfettamente alla mia vita intensa. Possiamo fare delle jam per qualche giorno e poi posso ritornare a casa e a tarda notte o di prima mattina costruisco le tracce e aggiungo tutta la musica che voglio e mi ritaglio il tempo per perfezionare e ristrutturare le jam in canzoni. È sia un’abitudine naturale sia una necessità.
La Bella Union è nata nel 1997 e ha vent’anni.
All’inizio è stata creata per pubblicare i dischi dei Cocteau Twins ma non è mai successo perché il gruppo si è sciolto. Comunque, hai deciso di portare avanti l’etichetta e ne sei diventato responsabile e un produttore discografico. L’anno scorso ti sei trasferito da Londra a Brighton, ti sei messo in contatto con Thomas, e per la prima volta in molti anni sei andato in un piccolo studio con l’intenzione di dare libero spazio alla creatività. Cosa si prova a essere un musicista che scrive le proprie canzoni e allo stesso tempo il capo di un’etichetta discografica?
Non lo so davvero. Quando sono stato un musicisita, lo sono stato al 200%. Quando, invece, salgo in macchina per la via di casa, sono un marito, un padre, il tizio dell’etichetta e un manager di band. Non posso fare “la cosa della musica” mentre mando email su metadati, su problemi di contratto con una band. Per il mio cervello non è possibile funzionare in quel modo ma posso cambiare velocemente una volta che ho finito.
Nessuna barriera di genere (musicale) : come produttore e capo della Bella Union, non hai mai posto barriere tra generi. Per esempio, nel 1997 hai prodotto alcune tracce del secondo album di Billy Mackenzie “Beyond the Sun” e poi, negli anni duemila hai registrato “Just so you know”, il ritorno della folk singer Vashty Bunyan. E nel roster della tua etichetta possiamo trovare artisti e band con background musicali diversi : dal band post rock coreana Jambinai agli scenari sonori impalpabili dei Beach House
Penso di approcciare il roster dell’etichetta in una maniera molto personale che riflette i miei gusti e la mia attrazione per ogni tipo di musica. Siamo così fortunati ad avere così tanta musica là fuori nel mondo. Conosco ancora tante persone, giovani e vecchie, che pensano che la “Musica” sia James Bay, Ed Sheeran, Beyonce e Jay-Z etc. cioè tutta gente estremamente popolare ma non sono mai stato addentro alla cultura mainstream ed evito tutte quelle cose tremende come il Sun, MTV, reality show, The Voice, Fox News e così via. E posso così interessarmi e assorbere le milioni di cose che entrano nel mio radar. Perché limitare l’etichetta e me stesso al “folk” o “dream pop”? Certamente siamo stati etichettati come un’etichetta folk o come un’etichetta dream pop ma è solo perché i Fleet Foxes e i Beach House hanno venduto molto e qualche giornalista può essere pigro. Esclusi i presenti!
Negli ultimi anni molte band dream pop/shoegaze – Slowdive, Ride, etc. – si sono riunite : di solito fanno qualche concerto insieme e qualche volta pubblica un nuovo album. Non ha mai pensato di organizzare ma, al contrario, adesso sei completamente immerso nei Lost Horizons, un nuovo progetto che è lontano dalla forma mentis di una band. Penso sia un sinonimo di libertà
Oh no, certo che l’abbiamo fatto ma poi ci siamo fermati a riflettere e abbiamo realizzato che era stupido!Ahah.
Libertà ed esprimersi, sì. Cocteau Twins non possono essere replicati e l’esperienza di quei quattordici vivrà con me per sempre, il bene e il male. Ne sono orgoglioso ma è come se fosse la vita di qualcun altro, davvero. Sto cercando qualcos’altro ora, qualcosa che sia legato a me e a quello di cui ho bisogno. Se così non fosse, non lo farei.
(Monica Mazzoli)