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Racconta Riccardo che “ciao cuore”, anzi “ciao core”, “si dice quando ci si saluta e, con una punta di cinismo e ironia, si vuole comunicare l’idea che ciò che serviva dire lo si è detto”. A 4 anni dallo stupendo “Per Tutti”, la grande esperienza dello schivo Riccardo si addentra ancora di più nell’intimo, nel gorgo dei sentimenti, espressi con un linguaggio ormai consolidato, ma più asciutto e teso ad “arrivare” più che in passato. Prodotto dallo stesso Sinigallia e Laura Arzilli (da sempre anche al basso oltre che a fianco di Riccardo nella vita), il disco è suonato dalla squadra di sempre, composta da Andrea Pesce, Francesco Valente, Ivo Parlati e Maurizio Loffredo. Non mancano ospiti “di eccezione” come Adriano Viterbini e Francesco Motta, Filippo Gatti e lo GNU QUARTET, tra inserti di percussioni elettriche ed orchestrazioni.
In poco più di mezz’ora il cuore è dissezionato da nove pezzi affiancati a nove personaggi, presenti in copertina e nel video di “Ciao Cuore”, protagonisti e attori dell’immaginario personale del titolare, estrapolato da parti di vita ed espresso in saliscendi emotivi tra tentazioni e rimpianti, amori puri ma contrastati e un pizzico di amarezza confortante. Gli abiti kraut del disco precedente affiorano ancora – nello stacco lungo di “Dudù”, nel decollo della title-track” – affiancati da aperture a percussioni variegate e interi comparti acustici con largo ausilio di pianoforte e chitarra acustica. Ancora più che le distese siderali da Tangerine Dream, affiorano affinità con Battisti (i falsetti, gli arrangiamenti un po’ à la “Anima Latina”), mentre si dispiegano ballate struggenti come “Niente Mi Fa Come Mi Fai Tu” o “Bella Quando Vuoi” e confessioni da cronaca dai margini come in “Le Donne Di Destra” o “Backliner”.
Il lato oscuro del cuore viene illuminato senza vergogna nelle amare “So Quello Che So” (testo di Franco Buffoni) e “Che Male C’è”, scritta con Valerio Mastrandrea. Il capolavoro è la conclusiva “A Cuor Leggero”, già presente nella colonna sonora del film di Caligari “Non Essere Cattivo” (2015) per nove pezzi che si e ci consumano in breve tempo, si sedimentano nell’anima con lo sguardo indagatorio e, facendo leva sul fascino della comunione costante di ombre e luci, ti spingono a riascoltarli ancora e ancora. A cuore aperto.
75/100
(Giampaolo Cristofaro)