La cantautrice inglese Elizabeth Bernholz, nota ai più con il suo nome d’arte Gazelle Twin, aggiunge un altro capitolo alla sua opera musicale in cui dipinge uno straniato affresco folk-industrial di un’Inghilterra con un piede in Europa e l’altro no.
Arrivata al suo terzo album in studio, Gazelle Twin aumenta il suo apparato teatrale, che costruisce attraverso un dedalo di voci pesantamente manipolate, sintetizzatori e ritmiche esagitate, e un saggio uso di strumenti della tradizione processati in modo da creare quadretti di quotidiano terrore.
È proprio questa la chiave di lettura di “Pastoral“, la capacità della Bernholz di farci immergere in straniate istantanee di una tradizione pericolosa che si scontra con la contemporaneità, andando a creare una ‘claustrofobia pastorale‘ davvero molto suggestiva. I canti di protesta e il borbottare della piazza si legano e si mischiano per dare vita al reportage di Gazelle Twin.
All’avanzare dei ritmi marziali e nervosi prodotti da drum machine distorte, si alternano composizioni più ariose in cui la cantautrice di Brighton dà corpo e anima ai vari personaggi della sua Inghilterra in questo momento così tragico, al right-pride come alle frange genderless e spaventate. Un’opera avant-pop pressante, surreale, che inquadra con tocco personale la voce di una nazione in un determinato momento storico.
L’asticella era alta, ma ancora una volta Gazelle Twin è riuscita a mantenere le promesse donandoci un disco (controverso e personale) che va oltre i confini del classico album di canzoni. Da ascoltare più volte, per entrarci dentro e masticarlo davvero.
76/100
Matteo Mannocci