Share This Article
Nell’ottobre 1990 la Giant Records pubblica l’album degli Hindu Love Gods, una “botta e via” – o meglio una “drunken thing” come la definì Bill Berry – tra Warren Zevon e tre quarti di R.E.M. (il già citato Bill Berry, Mike Mills e Peter Buck).
Il disco – un lavoro di sole cover (per lo più blues), tra le quali spicca “Raspberry Beret” di Prince – è il frutto di una nottata di divertimento nell’intervallo post-session di “Sentimental Hygiene” (1987), album di Warren Zevon impreziosito dalla partecipazione dei R.E.M. come backing band in quasi tutti i brani, tranne “Reconsider Me” e “Leave My monkey Alone”.
La registrazione di questi, che si possono chiamare a tutti gli effetti, divertissement sonori è “cosa spontanea, non pianificata” come racconta il songwriter americano al Los Angeles Times nel novembre 1990 : “Li conosco da anni. Il mio manager, Andrew Slater, per otto anni, ha incontrato Peter Buck quando entrambi andavano a scuola alla Emory University della Georgia.”
E anche gli stessi R.E.M. ricordano l’episodio come un momento di svago spensierato e poco sobrio (almeno da parte dei R.E.M. perché Zevon si era disintossicato dalla sua dipendenza dall’alcol). Mike Mills in “It Crawled From the South : An R.E.M. Companion” di Marcus Gray parla di una jam da “ubriachi”:
“Warren disse, ‘Hey, mi è venuta una grande idea, facciamo un po’ di cover di classici blues e lo chiameremo Monkey Wash, Donkey Rinse.’ [..] E noi dicemmo, ‘Bene” e ci ubriacammo tutti (eccetto l’alcolista guarito Zenon) e registrammo questa serie di cover blues e ‘Raspberry Beret’ “
Così, finite le registrazioni di “Sentimental Hygiene”, in un “giorno in più” (rimasto) – così quantifica la durata delle registrazioni Zenon intervistato da Goldmine nel 1995 – i quattro musicisti e vecchi amici (avevano già pubblicato un 45 giri insieme nel 1986 per la I.R.S.) ritornano ancora in studio a divertirsi suonando cover blues.
Le session notturne, definite da Zenon come “sub rosa” (ossia “session in confidenza”), non sono pensate come futuro materiale discografico. La Giant Records (nuova etichetta discografica del cantautore americano nel 1990), però, dopo tre anni le rende pubbliche e dà alle stampe il disco omonimo degli Hindu Love Gods cercando forse – come ipotizza George Plasketes in “Warren Zevon: Desperado of Los Angeles” – di sfruttare e capitalizzare l’onda lunga di una all star band come gli Traveling Wilburys.
Una cosa è certa però : “Hindu Love Gods” rimane un disco di piacevole dolce far niente suonando e non prendendosi troppo sul serio.
(Monica Mazzoli)