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Copertina della copia promozionale di “Starry Eyes”
Il 7 ottobre 2018, dopo un lungo periodo di malattia, John Wicks, mente creativa dei londinesi The Records insieme a Will Birch, è morto. Se n’è andato, quindi, uno dei protagonisti, forse minori (ma significativi), della scena power pop tra la fine degli anni settanta e primi anni ottanta.
“Starry Eyes” è il brano più famoso della band inglese, finito in decine (e più) di compilation power pop tra cui la fondamentale e storica “Poptopia! Power Pop Classics of the ’70s” (1997).
Gli starry eyes sono quelli di Frank Silver, primo manager del gruppo e poi licenziato di ritorno da una vacanza di due settimane in Francia : una sorta di invettiva in chiave pop contro il proprio impresario. Una band lasciata sola a se stessa nel momento del contendere, quello del conquibus con la CBS, restia a offrire un contratto alla formazione inglese.
Will Birch racconta nel 2011 al Blurt Magazine: “Uso la parola liberamente ma avevamo un manager. [E] non ci sembrava che si impegnasse come facevamo noi. Eravamo in lotta con la CBS sotto cui ero ancora sotto contratto [dai tempi dei Kursaal Flyers] e volevano tenermi stretto a loro ma non ci volevano offrire un contratto. I mesi passavano e stavo diventando sempre più impaziente di veder pubblicati i dischi e di fare cose, e stavo avendo diverse discussioni con la CBS. Sentivo che il nostro manager avrebbe dovuto intervenire dicendo qualcosa come ‘datevi una mossa o togliete il disturbo’ e non lo fece. E raggiunto il culmine – quando avevamo qualche demo e stavano ancora a temporeggiare e discutere – se ne va in vacanza. Disse, ‘Bene, me ne vado nel Sud della Francia per due settimane, ci vediamo quando ritorno’. Beh, quando è ritornato, l’abbiamo scaricato.”
Il testo gira, quindi, tutto interno a Silver, tant’è che John Wicks chiamava inizialmente la canzone con il titolo (provvisorio) di “Silver Song”: ispirato dal manager rimandatario e da “Do Anything You Wanna Do” degli Eddie & the Hot Rods, Wicks scrive la musica e invita il suo compagno di gruppo – Birch, ovviamente – a scrivere le parole magiche, come quelle del ritornello, indimenticabile e indimenticato, “I don’t want to argue, I ain’t gonna budge/ Won’t you take this number down/Before you call up the judge?/ I don’t want to argue, there’s nothing to say/ Get me out of your starry eyes and be on your way”.
Il resto è storia, una hit (forse l’unica dei Records) che qualunque band avrebbe voluto scrivere.
Il segreto, stando a un’intervista di Wicks al Washington Times di aprile 2017, è stato quello di “ricordare i Byrds e quella cosa (delle chitarre) jangly”. Per la serie non si inventa niente ma si ruba con stile.
(Monica Mazzoli)