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Premessa. A volte la caratura di un’artista si può desumere dal suo nome. Quanti Jones nella storia sono diventati importanti, ad esempio? Nella serata di Ravenna, durante l’esecuzione di un brano dal titolo “Capricorn No” ho pensato per la prima volta a Nigro: ieri era Laura (Nyro), oggi è Adele.
Gli Any Other per questo tour 2018/2019 ci offrono un’ora abbondante di musica di grande qualità, spartita tra l’intero “Two, Geography” nell’ordine di tracklist e tre estratti dal debutto “Silently. Quietly. Going Away”. Sul palco con la Nigro troviamo il sodale Marco Giudici, passato alle tastiere, il batterista Alessandro Cau (Geoff Barrow, Lee Ranaldo) e Miles Cooper Seaton (Akron/Family) al basso; dettaglio non trascurabile, anche questi ultimi hanno suonato insieme nel trio di Seaton.
Il mood che pervade il live è quello di un flusso di coscienza, tanto nell’arpeggio bucolico e intimista di “Breastbone” quanto nei nervosi tocchi alla Fender Jazzmaster di “Geography” – con uno dei testi più amari scritti dalla milanese classe ’94, “If you can’t see the world/But through the lent of cynicism/What’s the point of even living?/There’s no point of trying it all“. I due singoli “Walkthrough” e “Traveling Hard” rileggono il folk in chiave moderna e non fanno pensare all’assenza di violino e fiati nella nuova veste, anzi direi che l’essenzialità di questa formazione pone giustamente al centro l’interprete Adele Nigro: nei toni blues e sofferti di “Mother Goose” come nell’altalena di emozione in stile Jeff Buckley lungo “A Grade”, il miglior esempio di una scrittura nuova e originale in bilico tra free jazz, soul e post-rock che lascia intravedere grandi cose per il futuro di Any Other.
Anche le canzoni finali – “Sonnet #4” e “Something” – sono pienamente rivisitate, in solitaria alla chitarra acustica la prima (il cantato a metà tra Mount Erie e Angel Olsen), noise-rock dal drumming ossessivo per l’altra, con lo slang del verso reso ancor più difficile da eseguire. Adele Nigro ha detto nelle varie interviste di essersi ispirata a Coltrane, Robert Wyatt, Giardini di Mirò ma il lavoro sul suo strumento principale, la voce, è l’elemento che può fare la differenza nello scenario odierno. Con poche parole ringrazia gli spettatori del Bronson e si complimenta con Her Skin/Sara Ammiendola, esibitasi in apertura con ballate troppo uguali tra loro, una Thony più commerciale.
La scaletta di Any Other al Bronson:
A Grade
Walkthrough
Stay Hydrated!
Breastbone
Traveling Hard
Perkins
Mother Goose
Capricorn No
Geography
A Place
Gladly Farewell
Sonnet #4
Something
(Matteo Maioli)