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“Esiste un solo tipo di bellezza: è un fatto ideale. Noi artisti siamo semplicemente delle creature che hanno intuizioni brevi di questa bellezza. Perciò i diversi stili non sono altro che le diverse ricerche per questo unico tipo di bellezza” dice Ciro Menotti.
Ma “le musiche diverse sono frutto di un malinteso. Ognuno parla di “musica” nel proprio modo d’intenderla” aggiunge Pierre Boulez.
“La musica è molteplice in quanto “destinazione” puntualizza Goffredo Petrassi.
“Many kinds of music is many kinds of public!” esclama sir Michael Tippett.
Saggiamente John Cage dice che “ci sono diversi suoni e diverse persone, e queste persone hanno tutte idee diverse. Qualcuna è d’accordo con me, altre con voi. Altre ancora né con me, né con voi. Sì, “c’è musica e musica” se è a tutti che pensiamo.”
Il padrone di casa Luciano Berio, ad esempio, cerca di colmare il divario tra musica colta e leggera in questi termini: “la differenza tra musica senza aggettivi e musica leggera non rappresenta due paradigmi ideologici in conflitto fra di loro, ma piuttosto rappresenta due cose complementari e diverse. Diverse come? L’espressione musicale spontanea ha soprattutto a che fare con la rappresentazione quotidiana della vita, mentre la musica e basta la interpreta, la trascende o la trasforma. Quando qualcuno mi dice “a me piace la musica contemporanea” mi fa un po’ l’effetto di chi dice “tra i miei migliori amici ho degli ebrei e dei negri” affermazione che implica sempre la possibilità di un forno crematorio e dell’impiccagione.”
“I linguaggi vengono elaborati dalla società e gli individui non possono inventarli” afferma laconico Arnold Schoemberg.
E dunque siamo imprigionati nei linguaggi? Il bello è una prigione linguistica?
Beh, sempre Berio sostiene che “il contesto determina il senso e l’espressione. Una frase così semplice come “domani pioverà” avrà un senso ben diverso se a pronunciarla sarà un pescatore o un miliardario in vacanza.”
Perciò il contesto è parte integrante di ciò che si dice.
Ma “il musicista è una ricetrasmittente” afferma Karleinz Stockhausen, e quindi ciò che è la musica è grazie a lui ma anche oltre lui.
Ne siamo sicuri?
“La musica non è così importate in modo immediato come certe cose: amore, lavoro, salute. Ma il fatto è che la musica sembra inserirsi in tutte queste cose; trascendendole”, aggiunge Berio.
“Non è certo una poesia che salverà la vita di un bambino dal massacro di una guerra. Ma è ciò che resterà, probabilmente, dopo” conclude con un pizzico di dramma Pierre Boulez.
Per distinguere certi tipi di comportamenti nella vita artistica mi sono convinto che esistano persone illuminate ed altre illuminanti.
Nel primo caso il centro di interesse è situato “fuori”: è un’immagine riflessa, irradiata e amplificata su una specie di superficie solida.
Nel secondo caso il centro di interesse è posto “dentro”; è una fonte di calore che emerge dal profondo espandendosi su ciò che vi è attorno.
Il primo, l’illuminato, è animato da un atteggiamento scientifico, è attratto dall’approfondimento e teso naturalmente al superamento di sé: il cosciente in lui si riallaccia alla possibile lettura etimologica di “con la scienza”, con lo studio e il desiderio di sapere.
Nel secondo, l’illuminante, l’istinto a-normativo, il combattere per dischiudere quella fonte di calore all’esterno, porta verso il “fuori di sé”, ovvero fuoriuscire dalla dimora (il sé), che è anche possibile sinonimo di “follia.”
È l’esoterico qui che gioca con il rivelarsi per simboli; il subcosciente stimola l’essere “con la scienza” ma sempre “sotto” di essa, dove essa galleggia da qualche parte a volte ignorata a volte intuita (mai dedotta però).
Il primo è un astrofisico e il secondo è un astrologo; le persone si comportano verso di loro in modo opposto: soggezione per l’uno, amore per il secondo.
Dunque è scienziato il primo e mistico il secondo. Acqua il primo e fuoco il secondo.Duraturo il primo e fulmineo il secondo.
Entrambi svolgono un ruolo imprescindibile all’equilibrio dei valori nell’universale espressione umana in fatto di azione creativa.
Nel bene o nel male, credo di sapere a quali dei due comportamenti appartengo.
Fatico, però, ad accettarlo.
(Le frasi citate sono estratte da “C’è Musica e Musica”, 12 puntate RAI del 1972 condotte e scritte da Luciano Berio. Ediz. Feltrinelli.)
(Tratto da Per-Iscritto: https://www.per-iscritto.com/single-post/2017/01/15/C%C3%A8-musica-e-musica-e-c%C3%A8-artista-e-artista)