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Da “Rojo” (2011), la domanda “ma quando arriva il disco nuovo?” il prode Giorgio se l’è ritrovata nelle orecchie migliaia di volte. “Perle per Porci”, in effetti, conta relativamente: disco di cover molto molto personalizzate, ma, di fatto, sette anni da un “vero” disco nuovo sono parecchi per chi, come Giorgio, ha sempre avuto molto da dire senza censura alcuna. “Rojo” si concludeva con “Orfani dei Cieli” che si accomiatava con queste parole: ”Come se avessimo bisogno di un’altra canzone di merda con la pioggia dentro”. Eccole, undici sorelle frastornate da temporali spazza-ragione, cullate da dolci scrosci per ricordarci che siamo capaci di amare nonostante ere oscure si addensino dentro i nostri cuori.
Anche per questo, l’acume sonoro/letterario di Canali era atteso al varco come pioggia dissetante, come amuleto per concentrare la rabbia e farne tesoro per i giorni tempestosi dato che da sempre si è fatto carico di stilettate anarchiche, elettriche, metabolizzando tutto in pezzi schietti tra assalti elettrici e carezze di velluto. Senza sconti con la forza di chi nell’oscurità ci campa e cammina alla luce della potenza dei propri occhi. In questo caso, se ci si aspettava prese di posizioni nette con tanto di nomi si potrebbe restare delusi. Sarebbe un peccato, dato che in ogni pezzo c’è davvero ogni tipo di pioggia possibile, sempre in bilico tra potere salvifico e necessità ineluttabile di spazzare via tutto e ricominciare dato l’evidente fallimento collettivo. Non mancano colpi ad alzo zero contro l’ignoranza berciante, l’ipocrisia e l’intolleranza virale, ma, rispetto al solito, l’intelligenza non può che portare a rinunciare alla rivoluzione per aprirsi all’amore “semplice” come quello “da sguardo dei cani”, una forma di rispetto universale che porta a riconoscere come sia necessario “soffrire del mio male minore, che il resto del mondo sta male davvero e quasi mai per amore”. Tutto in pezzi che accarezzano l’elettricità hard rock del predecessore, ma sconfinano spesso in una sorta di wave asciutta e lavorata per sottrazione. Non è il caso di aprire ombrelli, è meglio lasciarsi travolgere da ciò che il cielo ci riversa addosso che lo sguardo verso la Terra è peggio delle volte più oscure.
75/100
(Giampaolo Cristofaro)
foto in home di Nicola Montanari