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Ho sempre visto la musica come un modo per esprimere al meglio il mio insieme di punti di vista estremamente caotici e frammentari.
Il cambio d’umore come stile di vita e scrittura: probabilmente i miei Awards di questo 2018 sono proprio così, c’è un ricambio, una ricerca di altro.
Prima di passare alla parte finale e segnalarvi la mia playlist personale, con le mie scommesse vinte o dannatamente perse, vi riassumo alcuni filoni che mi hanno colpito nel profondo in questo 2018.
1. Oltre il Mee Too
Il 2018 dalle sue prime battute è stato indicato come un anno di riscatto, necessario, per le donne: sono così iniziati a piovere editoriali del New York Times, longread del New Yorker e tanti altri hanno parlato dell’essere donna nel 2018. Tutto questo si è racchiuso in un movimento, del quale non mi metterò a discutere, chiamato MeToo. Il più vero e ponderato potere alle donne si è invece sviluppato in un filone artistico che ha visto tanti bellissimi progetti uscire dal loro bozzolo e spiccare un volo.
Lo split di gender al Primavera Sound è un’assoluta conseguenza di un’annata che ha visto uscire progetti come Boygenius, Soccer Mommy, Snail Mail, la conferma di Frankie Cosmos o il primo da solista di Adrienne Lenker. L’assoluta importanza di questi dischi è sfociata in una ricerca di parole nuove, uno sviluppo testuale (oltre che musicale), che parla in un modo netto e grida in modo urgente, più di qualsiasi editoriale o tweet di una star x di Hollywood.
Dischi assolutamente da ascoltare del filone:
Lush – Snail Mail
Boygenius EP- Boygenius
2. A prova di grande schermo
Dell’ascesa di Netflix e dei vostri film mentali su Stranger Things 3 poco interessa all’anno musicale appena trascorso. Due artisti in particolare hanno prestato la loro immensa, enorme creatività al grande schermo. Per puro caso i due si conoscono molto bene e sono Thom Yorke e Johnny Greenwood. Sicuramente ad influire in questa buonissima annata per le colonne sonore è anche il lavoro di Jóhann Jóhannsson, scomparso prematuramente. L’uscita di Halloween al cinema ci ha permesso anche di riascoltare attentamente i capolavori di Carpenter :possiamo dire che questo 2018 ci ha dato grandi soddisfazioni con cuffie alle orecchie e pop corn in mano.
Dischi assolutamente consigliati del filone:
Suspiria – Thom Yorke
You Were Never Really Here – Johnny Greenwood
Credo sia utile anche segnalare un paio di colonne sonore del passato che ho scoperto/riscoperto nel 2018:
The Texas Chainsaw Massacre – Tobe Hopper e William Bell
In Heaven (da Eraserhead)- David Lynch
Candyman (Theme) – Philip Glass
3. Sonorità sotterranee
I dischi che riescono a svoltarti l’annata però sono quelli che non solamente sono belli, ma soprattutto sconosciuti, perché personalmente provo ancora una certa attrazione nel proporre un ascolto diverso dal solito o da quello che esce comunemente sulle 1001 webzine/magazine ecc.
La scena profetica dell’anno è arrivata quando mi è stato mandata questa immagine:
Allora ecco che vi consiglio tre progetti ancora poco conosciuti: non sono di artisti polacchi o suicidi, ma ci si può comunque accontentare.
Computer Science
Jonathan Franco
Floating Room
TOP 50 SONGS- il 2018 in un’istantanea di 50 canzoni provenienti dal lontano, vicino, contemporaneo, attuale 2018
ALBUM DEL CUORE
Arto- Setti
DELUSIONI DEL CUORE
Disco che aspettavo con amore e dedizione, ma che alla fine è risultato come un 0-0 del Milan contro il Bologna.
God’s Favourite Customer – Father John Misty
MIGLIOR DISCO DELL’ANNO
Da come siamo partiti, la conclusione sul miglior disco dell’anno può essere una ed una sola: Any Other (Adele Nigro) ha fatto un disco che scalda il cuore e la mente e rappresenta un vero punto di svolta della musica italiana. Il progetto Any Other nel lavoro ha trovato una profondità e capacità di adattarsi a più sound:“Two, Geography” è un prisma che contiene sfumature, sensazioni e ricerche sonore, il risultato complessivo è un’aurea bianca, pura.
Il suo è un disco in antitesi con l’instagram pop, i brani del disco vanno ragionati, masticati per arrivare ad essere apprezzati in profondità. Any Other è la rivolta al contemporaneo.
RE-ISSUE
Metto le mani avanti, sono abbastanza giovane e non avevo mai dedicato troppo tempo a un disco fondamentale come “Seventeen Seconds: nel 2018 sono stato più attento e ho scoperto, ri-scoperto, gustato un capolavoro targato 1980. Un album come questo ha un respiro diverso nel 2018 ed è giusto da riscoprire: dischi del genere si mescolano e respirano ancora grazie alle miriadi di storie che contengono e raccontano.
In copertina: un pacato regista della Hollywood bene (Lars Von Trier)