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Un pop elettronico contaminato con elementi fusion, suggestioni balcaniche e un approccio progressive. I Pashmak sono Damon Arabsolgar, Antonio Polidoro, Giuliano Pascoe e Martin Nicastro e arrivano da Milano. Il loro nuovo album “Atlantic Thoughts”, uscito il 18 gennaio su Manita Dischi, arriva dopo il debutto “Let the Water Flow” e l’EP “Indigo” che hanno consolidato il respiro internazionale del progetto, il cui nome persiano è preso da un tipico dolce iraniano che per consistenza ricorda quella della lana.
I Pashmak che in questi anni si sono fatti notare all’estero con date nelle principali capitali europee, nei Balcani e addirittura in Russia si preparano al nuovo tour italiano (vedi date), raccontano il nuovo album e loro ispirazioni a partire da 7 tracce.
Patrick Watson, “Lighthouse”
Da quando il mio coinquilino Palladino (musicista degli Al Doum and the Faryds) mi passò qualche anno fa il disco “Love Songs for Robots” di Patrick Watson, non ho mai smesso di ascoltarlo almeno una volta al mese. Il disco è un capolavoro, la sua voce passa dai falsetti più sottili alla Dhafer Youssef (grazie Paolo Cerruto) fino ad un sussurro vicino ed intimo e l’approccio amichevole sul palco fra i musicisti è di grande ispirazione per trovare il coraggio di non nascondersi dietro a sterili processi di ammirazione ma provare davvero a sciogliersi e presentare le proprie vulnerabilità
Damon Arabsolgar
Lorenzo Senni, “The Shape Of Trance To Come”
Senni è stato sicuramente uno dei miei artisti preferiti negli ultimi anni. Riesce ad essere estremamente efficace partendo da presupposti minimalisti come l’utilizzo praticamente di un solo strumento , combinato a melodie molto emotive e un sound design curatissimo (è praticamente musica percussiva senza percussioni). È stato chiaramente il nostro riferimento per il synth di Solid Roots in apertura del disco.
Giuliano Pascoe
Alright Gandhi, “Long Way to The Moon”
Gli Alright Gandhi sono un power trio di base a Berlino, la bassista è olandese/inglese, il chitarrista Torinese e il batterista americano e mischiano poliritmie complicatissime con melodie soffici e vertiginose, accostate a testi splendidi. Ho passato gran parte dell’anno precedente a stretto contatto con loro, partecipando passivamente alla registrazione del loro disco e respirando il loro modo di intendere la musica. Grazie a loro ho cominciato ad immaginare che fosse possibile suonare in posti assurdi e le strade per la Russia, i balcani e il Marocco si sono aperte subito dopo. A loro devo gran parte delle ispirazioni per i testi e i sogni necessari a superare una fase difficile.
Damon Arabsolgar
AQXDM, “Aegis”
È il singolo di una release eccezionale nata da una nuova collaborazione fra due producer techno suonata nell’ultimo anno fra tutti da gente come Aphex Twin, non a caso. La stavo ascoltando molto mentre stavo lavorando a Violet Wax Skin, una delle ultime tracce che abbiamo realizzato, quando stavo cercando l’elemento finale che completasse il pezzo. È stato il breakbeat a metà di Aegis a darmi l’ispirazione a tagliuzzare la batteria di Antonio e smorzare i tappeti di synth e violini con un’influenza rave.
Giuliano Pascoe
Arca, “Vanity”
Personalmente sono stati di grande ispirazione molti dei brani di Mutant di Arca, sia per quanto riguarda la scrittura che la palette timbrica. Avevo in mente quello per esempio quando mi sono messo a lavorare su Fireflies.
Martin Nicastro
Arvo Paart, “Fratres”
Un altro pezzo importante poi è di sicuro Fratres di Arvo Part. Violet Wax Skin mi pare che abbia dentro entrambi: gli arpeggi di violino un po’ alla Part e dei synth dissonanti alla Mutant.
Martin Nicastro
St. Vincent, “Los Ageless”
Antonio oggi ha la febbre molto alta, l’unica cosa che è riuscito a dirmi è stata: “St. Vincent MASSEDUCTION a tuono dopo Sferaebbasta, tuona”.