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Ieri erano 10 anni dall’uscita di “Libro audio” degli Uochi Toki, storico gruppo rap (?) sperimentale (?!) che ancora oggi continua ad andare avanti nella sua ricerca, senza compromessi.
Dicevo, “Libro audio”. Nel 2009 ho appena 14 anni, e degli Uochi Toki conosco qualche brano dei precedenti dischi e li apprezzo più per la loro weirdness -per me il rap italiano è una nebulosa non molto definita dalla quale fanno capolino Fibra e il Truceklan- che per i meriti che rendono il sopracitato duo una punta di diamante della nostra musica underground. “Libro audio” da quel fatidico 13 Febbraio 2009 apre un capitolo che ancora non si è chiuso.
I testi di Napo diventano pura narrativa ‘rap’, le basi di Rico cominciano un percorso che li porterà sempre più verso l’elettronica estrema. 12 racconti, tra autobiografia e simbolismo allucinato, tra invettiva e autismo, che non smettono di appassionare l’ascoltatore (o almeno, quello attento) per la precisione e le possibili interpretazioni che attraversano le tonnellate d’inchiostro versate da Napo per scrivere questo album.
Oltre che un gradito ricordo di un disco che tutt’ora continuo ad ascoltare (e che continua a stupirmi, nella musica e nelle parole), un punto su “Libro audio” è anche fondamentale per chi volesse approfondire il percorso degli ultimi 10 anni del duo, in procinto di pubblicare il dodicesimo disco quest’anno.