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[Anteprima] Vera Di Lecce a Kreuzberg nel video di “30 Tree”

Redazione

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“30 Tree” è il nuovo videoclip di Vera Di Lecce, che segue l’omonimo singolo prodotto da Boris Wilsdorf all’AndereBaustelle Tonstudio (Teho Teardo, Einsturzende Neubauten) a Berlino. Il video, prodotto da Edoardo Petrelli e diretto da Timo Jordan, è un’improvvisazione danzata da Vera per le strade di Kreuzberg, con le maschere e gli oggetti di scena realizzati della madre dell’artista, Cristina Ria, scomparsa ad agosto del 2018.

Se amate la capitale tedesca, vi verrà voglia di tornarci già domattina.

“30 Tree” è il secondo singolo della nuova fase sperimentale berlinese della songwriter e compositrice leccese, dopo il brano della svolta, “Mirror” (ascoltabile su Spotify) dove si è misurata molto più che in passato con sonorità elettroniche molto berlinesi e percussive, non senza quelle contaminazioni world tipiche del suo background.

Vera aveva esordito anni fa come parte dei Nidi D’Arac, prima di intraprendere la carriera solista, a cavallo degli anni 2012 e 2013 con un EP autoprodotto e un LP registrato e prodotto sempre a Berlino al fianco di Martin Heyne degli Efterklang.
Dopo aver collaborato con Afterhours, Kaki King e molti altri artisti della scena italiana, Vera Di Lecce è entrata a far parte della band di Cesare Basile, lavorando parallelamente al suo nuovo LP che vedrà la luce nel 2019.

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010