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Evan Dando e la sua band tornano in Italia dopo più di cinque anni di assenza e l’occasione è quella del tour che accompagna il nuovo album “Varshons 2”, album di cover come il precedente di dieci anni fa. L’ultimo disco di brani originali risale al 2006, anno del ritorno del marchio Lemonheads dopo altri dieci anni di oblio.
La storia del cantante di Boston è emblematica: dopo gli anni 90 vissuti al massimo, come una vera alternative-superstar, si è affossato la carriera a causa del massiccio uso di varie sostanze e alcol. Liberatosi di questi demoni e ripresa in mano la sigla Lemonheads, nel 2006 fece uscire il primo e finora ultimo album di inediti, da lì tanti live, ristampe e un tentativo di carriera solista. Un sopravvissuto si direbbe : sì ma a se stesso più che altro.
Andiamo con ordine : la serata inizia con l’apertura di Karl Larsson, voce del gruppo svedese Last Day In April, abbigliato come un lumberjack fuori tempo, magrissimo, in una trentina di minuti ci intrattiene con un indie-folk senza pretese.
Nell’attesa del cambio palco il Biko si riempie in ogni angolo, segno che comunque nonostante tutto un seguito c’è. Per i live la band è composta da due giovani musicisti al basso e alla batteria (molto a loro agio), da una vecchia conoscenza – Chris Brokaw, chitarrista, già membro dei Codeine – la cui presenza si sentirà pesantemente (come parte fondamentale del sound) e dal titolare del marchio Lemonheads, Evan Dando.
L’ingresso del gruppo è improvviso e Dando si presenta con vestiti dismessi, capelli arruffati, insomma dà l’impressione di essersi appena svegliato : non è mai stato un elemento stabile, da lui ci si può aspettare di tutto. La data bolognese del giorno prima lo aveva visto imballato e addirittura rissoso ma appena parte l’attacco di “Hospital” si viene proiettati nel 1996, voce e suoni sono perfetti, si capisce che sarà una serata “sì”.
Canzone dopo canzone Dando si scoglie sempre di più, preferendo sempre come principali vie di comunicazione la riverberatissima chitarra, la sua voce senza e non l’interazione con il pubblico. Chi ha vissuto fin dagli inizi la loro storia, per chi ascoltava i Buffalo Tom e i Codeine, brani come “Down About It” o l’inno “The Great Big No” sono colpi al cuore e alla memoria.
Potrei parlare delle lacrime spese per “Rudderless” o per la cruda “Tenderfoot” ma le vere sorprese sono stati i brani recuperati dai lavori solisti e le cover acustiche: la scanzonata “It Looks Like You”, la sulfurea e diretta “My Idea” (di Brokaw), l’eterno Gram Parson di “I Just Can’t Take It Anymore” in cui il cantante e Brokaw si scambiano assoli acustico-elettrici regalando i momenti più alti della serata.
La successiva “Big Gay Heart”, country quanto basta e cantata con il pubblico, porta il set, senza troppo badare alla continuità, verso la finale “Straight to You” di Nick Cave accolta come merita e cantata come se fosse un inno.
Richiamati sul palco a gran voce i quattro concludono con una ruvida “Into Your Arms” per poi sparire nel backstage dopo più di venti brani e un’ora e mezza abbondante di set.
All’uscita dal locale Evan si rivela un orso buono firmando e facendosi fotografare con tutti e con chiunque, confessando tra l’altro che la sera prima era stato poco bene e non era in forma.
Dopo un concerto del genere, ampiamente soddisfacente sotto ogni aspetto, resta la consapevolezza che Evan Dando rimanga uno dei migliori songwriters della sua generazione e si spera che prima o poi dia alle stampe qualcosa che lascerà tutti di nuovo piacevolmente sorpresi.
Setlist:
Hospital
Down About It
The Turnpike Down
The Great Big No
It’s a Shame About Ray
Can’t Forget (Yo La Tengo cover)
Speed of the Sound of Loneliness
Rudderless
Abandoned (Lucinda Williams cover)
Left for Dead
Tenderfoot (Smudge cover)
Old Man Blank
It Looks Like You (Evan Dando song)
My Idea (Chris Brokaw cover)
I Just Can’t Take It Anymore (Gram Parsons cover)
My Drug Buddy
Unfamiliar (The GiveGoods cover)
Big Gay Heart
Hannah & Gabi
Stove
If I Could Talk I’d Tell You
Dawn Can’t Decide
Straight to You (Nick Cave & The Bad Seeds cover)
Into Your Arms