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[Première] “Burial Club”, ascolta il nuovo EP di COMPUTER SCIENCE

Gianluigi Marsibilio

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Giovanissimo e interessantissimo, oggi vi presentiamo in anteprima “Burial Club”, nuovo EP di Computer Science che uscirà il prossimo venerdì.

 

https://soundcloud.com/burialclubnc/sets/burial-club/s-KWeem?fbclid=IwAR1kF_W6iMGz-9rtDJSAmKkk9KzYgFr4R-UpsRAk9QKV0WAu0eA3CsTuSBM

 

Come è nata l’idea di questo nuovo EP?

Ho scritto le canzoni di questo EP negli ultimi mesi del 2017 e nella primavera del 2018. A marzo 2018 ho iniziato a registrarle con Ethan Baechtold, che mi ha aiutato a produrre le registrazioni dell’EP. Noi originariamente abbiamo pensato di lavorare ad un album di 11 canzoni ma alla fine abbiamo tagliato tutto della metà e siamo arrivati a 5 canzoni. Noi abbiamo iniziato a lavorare però a febbraio 2019 pensando di pubblicare presto altra musica.

Che tipo di suono stai cercando in questo periodo? Cosa ti affascina?

Ho attraversato molte fasi musicali durante questo disco, lasciandomi ispirare da molti stili musicali diversi. Mi è piaciuto molto lo stile di produzione “wall of sound” di Gold Celeste nei primi mesi di registrazione, e ho anche preso ispirazione da “Hypnic Jerks” di Spirit of the Beehive durante gli ultimi mesi di missaggio.

Cosa speri che accadrà al tuo progetto tra 2/3 anni?

Spero che più persone saranno in grado di ascoltare la mia musica e di apprezzarla. Attualmente sto scrivendo musica per il mio primo album completo e spero di avere un pubblico disposto ad ascoltare la mia musica per allora. Cerco sempre di crescere e creare nuove connessioni, ma cerco anche di scrivere musica che mi piace, quindi questo verrà prima di tutto.

Quali dischi hai ascoltato e quali libri hai letto durante la realizzazione di questo EP?

Ho ascoltato molta musica diversa durante la creazione di questo EP. Ho ascoltato cose molto diverse, ma principalmente ho ascoltato molto dei Lemon Twigs, Max Gowan, Mild High Club, Spirit of the Beehive, Gold Celeste, The Millenium….. la lista continua! Non sono un grande lettore, ma ho tratto ispirazione dai documentari sull’ambiente.

Presentati in 3 parole al pubblico italiano.

“Ciao, sono Tim! Mi piace essere semplice, sono un musicista ma in realtà sono solo un ragazzo normale!

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010