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I concerti dei Tears For Fears di una decina di giorni fa hanno avuto un effetto deleterio sul mio profilo Deezer: ascolti monopolizzati dalla discografia del duo inglese. Tra l’altro credo di essere l’unico ad essersi fatto entrambi i concerti, sia a Milano che a Padova. Del live milanese ho scritto il report, non aveva molto senso stilare anche quello del giorno successivo data la totale riproposizione della scaletta, con annessi e connessi.
In questa mia personalissima, e anche un po’ noiosa vista da fuori, full-immersion è emersa una canzone a me sconosciuta, contenuta nella compilation di b-sides e canzoni sparse “Saturnine Martial & Lunatic” (1996), che mi è parsa interessantissima. Perché in quella song ritrovo semi di tre decenni, per certi versi. La canzone è “Bloodletting Go” ed era originariamente il retro del singolo “Break It Down Again” (1993).
Il riff incalzante creato dall’arpeggiatore infatti rimanda immediatamente agli Eighties, però quando arriva la parte cantata lì siamo vicini sia a cose pop di quel periodo (tipo “Sweet Harmony” dei The Beloved, tanto per intenderci, uscito solo qualche mese prima) ma forse solo io ci ho sentito – nel fluttuare della melodia e nei piccoli arpeggi di chitarra di abbellimento – una vicinanza con lo stile di “In Rainbows” dei Radiohead, e lì siamo a 15 anni dopo.
Insomma, una canzone che avrei fatto fatica a collocare con maniera certa in un periodo storico, qualora non avessi avuto a disposizione tutte queste informazioni.
Segno che quando un artista, o una band, possiede una propria cifra stilistica, può anche elevarsi o virare dal suono dell’epoca perché lo stile è il suo, non quello del tempo in cui è immerso. Che poi i Tears For Fears rimarranno per tutti una band anni ’80, ma ciò è sia normale sia un po’ limitativo.
(Paolo Bardelli)