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Abbiamo seguito sempre con interesse il percorso dei Giuda. In occasione dell’uscita di “E.V.A.”, facciamo il punto della situazione su passato e presente della band capitolina.
Esce oggi 5 aprile “E.V.A.”, quarto album dei romani Giuda : il suono della band è diventato negli anni inconfondibile, riattualizzazione in chiave moderna dell’estetica junk shop glam e del boover rock made in UK, e dischi come “Racey Roller” (2010) e “Let’s Do It Again” (2013), oltre ai numerosi concerti in tutto il mondo, ne sono la testimonianza vivida e fulgida. Con “Speaks Evil” del 2015, invece, il gruppo ha fatto – forse – un ulteriore passo in avanti cercando di diventare un band rock contemporanea a tutti gli effetti, anche se è sempre più difficile esserlo in un’epoca in cui le chitarre sembrano morte, nel 2016 Lorenzo Moretti, chitarrista e voce del gruppo, in sede di intervista ci raccontava, ” Non sarebbe stato giusto ripetere “Racey Roller” o “Let’s do it again” all’infinito e “Speaks evil” è, quindi, l’evoluzione naturale del gruppo. […] Ci sono pezzi che sono più power pop, altri che sono più rock’n’roll o glam rock. Noi siamo un gruppo attuale, del 2015, influenzato da gruppi del passato e non il clone di un’altra band.” .
Il nuovo lavoro discografico della formazione della Capitale segue, ancor di più, questa visione musicale e concettuale, se così si può dire : nel 2019 i Giuda vogliono continuare allargare il proprio spettro sonoro, “se è vero che le nostre influenze appartengono perlopiù agli anni 60 e 70, due decadi in cui a livello artistico tutto è cambiato, è anche vero che la nostra è una band contemporanea, abbiamo modellato il nostro sound riportando tutto il nostro background nel 2019, creando così pian piano qualcosa di originale […]”, ci tiene a precisare Moretti presentando il nuovo album.
In effetti in “E.V.A.” – pubblicato negli USA dalla Burger Records, in Europa dalla Rise Above Records e in Giappone dalla Trooper Entertainment – le coordinate glam punk dei Giuda incrociano direzioni space disco : le tematiche fantascientifiche, fin dal titolo, diventano centrali e i sintetizzatori sono presenti come non mai. Brani come “Interplanetary Craft” o “Space Go” sono, probabilmente, tra gli episodi più riusciti di questa svolta stilistica.
Significativa anche una canzone come “Junk” : il “na na na” dell’intro ricorda quello di “Get Movin’“ (in italiano “Rumore”) della Raffella Carrà disco e il testo celebra, non a caso, il mondo dei mercantini, dei garage polverosi, pieni di dischi glam, junk da riscoprire, “Spending all my money/ Getting this, getting that, O.K./ William “Gulliver”, Spiv, Hot Chocolate”.
Qualcuno potrà dire che i Giuda fanno sempre la stessa cosa. Questa volta, però, lavorano di addizione aggiungendo nuove frecce al proprio arco e aggiornando il proprio suono.
(Monica Mazzoli)