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Gli Elephantides sono un duo di musica acustico-elettronica. Ciò che caratterizza la loro scelta stilistica sono i continui cambi metrici, che sfasano la percezione ritmico/ sonora, in una sottile unione tra jazz contemporaneo e musica elettronica. La sperimentazione del ritmo per loro è una vera e propria missione, alla ricerca di un costante equilibrio tra l’imprevedibilità ritmica del free jazz e il rigore matematico della musica elettronica. Non a caso Daniele Sciolla ha avuto un background di studi in matematica e fisica, prima di addentrarsi nel mondo della fisica acustica e dell’elettroacustica. Insieme al batterista Sergio Tentella, session man in diverse produzioni pop, ha dato agli Elephantides, progetto presentato in uno degli appuntamenti elettronici italiani più importanti, lo Spring Attitude, al fianco di Jon Hopkins, Nathan Fake, Yussef Kamaal e Clap Clap.
Il brano, “WORLD” è tratto dal debut EP “FLOATING TEMPO”, in uscita nell’autunno del 2019. Sulla scia del primo singolo The, il brano segna l’inizio dell’avventura discografica per il duo, capace di unire musica elettronica e richiami jazz in un continuo turbinio ritmico e sonoro. Il video, girato all’interno di una location esclusiva nel cuore di Roma, è una live performance che esalta la costante evoluzione di cambi metrico-melodici all’avanguardia, tra suoni di synth analogici e batterie elettroniche.
Quali ascolti hanno ispirato il nuovo EP “Floating Tempo” che vedrà la luce quest’anno?
Ci piacciono i Battles, Mouse on mars, James Holden (specialmente in James Holden & the animal spirits) e anche realtà più divertenti come Melt Banana, che come influenza escono fuori più nei live che in studio.
Per quanto riguarda la Classica e il Jazz invece Antonio Sanchez, Herbie Hancock, Stravinsky, Berio e Stockhausen.
Ci teniamo a sottolineare comunque che l’originalità per noi è fondamentale, dedichiamo tantissime ore per ottenere un sound che è sia solamente nostro. Ma la ricerca fondamentale e quella che ci prende più tempo è quella che dedichiamo ai cambi metrici, agli incastri ritmici tra synth e batterie. Cerchiamo di rendere fruibili e scorrevoli combinazioni che dal punto di vista tecnico sono in realtà molto complessi. Lavoriamo tantissimo su questa tematica sia per quanto riguarda l’improvvisazione, che poi esce nei live, sia in studio, per riuscire ad avere un linguaggio spontaneo durante l’esecuzione in studio.
Quali label seguite o vi piacciono particolarmente?
Le label che seguiamo sono quelle collegate agli artisti contemporanei citati prima, quindi Border Community, Monkeytown records, Ghostly international, in Italia potremmo citare la Tempesta.
Dove sta andando la musica elettronica secondo voi in questi anni?
In generale la musica elettronica ci sembra si stia frammentando sempre di più, con confini sempre più sfumati tra un genere e l’altro. È contaminata da elementi diversi: acustici, ritmi Afrobeat e piccole componenti sonore intente a sporcare la pulizia e la precisione data dal digitale. I confini tra un genere e l’altro sono sempre più sfumati e in queste sfumature si possono trovare realtà interessantissime.