Share This Article
Trascorrere un’intera settimana ad Austin, durante il SXSW, significa entrare in una bolla dove l’unica cosa che conta al mondo è la musica. Un po’ come Jon Hamm nell’episodio di 30 Rock “The Bubble”: ti convinci che la tua vita sia fatta solo di live, che iniziano la mattina e terminano a notte fonda, che la gente sia tutta determinata come te a scoprire la tendenza musicale di cui si parlerà nei prossimi mesi e anche che basti una cosa come una canzone per rendere le persone più vicine. Il difficile arriva solo dopo, quando finiscono quei 7 giorni e arriva la dura realtà, con il suo ago maledetto, a sgonfiare quella bolla. Un’altra storia.
I progetti che mi hanno divertito di più sono quelli portati avanti da band che, si ha avuto l’impressione, stiano tornando prepotentemente. È il caso dei Cindy Cane che vengono da Brooklyn (e la loro estetica lo dice): i vampiri sono la loro passione, i synth la missione e uno show catartico, tra il punk e la new wave, il risultato. Simpatici i Grim Streaker, scomposti, veloci e con voce femminile a renderli ancora più interessanti, e da rivedere i Lucia: indie-rock con potenziale.
Due sono i nomi che farò a chi mi chiederà la fatidica domanda: “Chi ti è piaciuto di più al SXSW?”. Cherry Glazerr e Chai. La sensazione che si ha ascoltando dal vivo la band di Clementine Creevy è quella di essere a una di quelle feste liceali in cui la perfezione sonora non esiste: il loro punto è divertirsi (e lo si capisce anche dalla voce di lei, spesso assente o solo sussurrata). Ma ci sono le chitarre e anche quei testi a fare la differenza, parole che non possono essere indifferenti a chi non vuole abbandonare i suoi 17 anni spirituali.
Ci sono, poi, le Chai: 4 ragazze dal Giappone che sul palco si vestono di rosa. Di “kawaii”, però, c’è solo quello perché il loro genere è il punk. Fanno sorridere, ma nei loro balletti, c’è qualcosa di rivoluzionario: mettendo da parte la riluttanza dei giapponesi a esprimere pareri personali contrastanti da quelli della maggioranza, le ragazze trovano il modo di ridere di loro se stesse e di fare un’autoanalisi lucida di quello che ci fa stare male. “Avere dei complessi non è “kawaii” affatto!”, urlano.
Meglio su disco gli Haelos (visti al party di Flood Magazine) e Puma Blue (al Cheer Up Charlies). Il contesto non premiava i loro suoni sofisticati che andrebbero apprezzati di più al chiuso e in luoghi intimi, con poche luci attorno.
Garanzia di qualità, durante il SXSW, è il British Music Embassy, organizzato da BBC Music, dove poter scoprire le voci più interessanti provenienti dall’Inghilterra. Su quel palco ho visto nomi come SOAK, The Howl and The Hum (che mi hanno ricordato i Keane dell’inizio) e Georgia, che durante il concerto ha chiamato sul palco un caro amico, Wayne Coyne dei Flaming Lips (!!!). Fun fact: sul nostro profilo Instagram sotto la sua foto, l’ex batterista di Kate Tempest ci ha lasciato un commento che non abbiamo capito.
Menzione speciale alle ragazze di Italia Music Export e al team di WWNBB, che sono riusciti a portare ad Austin un pezzo d’Italia, la parte più promettente: Giungla, Be Forest, Birthh, Rev Rev Rev, Her Skin.