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Secondo approfondimento (sempre nell’ambito della rubrica #AfricaForAfrica #AFA) di alcuni degli artisti che parteciperanno a Mondo Sounds Festival, il festival internazionale che ha come specifico i suoni del “sud del mondo”, e che si terrà il 28, 29 e 30 Giugno 2019 a San Vito Lo Capo (TP). A questo link tutte le info sul Festival di cui Kalporz è partner.
L’anno scorso, quando la Boring Machines ha pubblicato le “Casilina Tapes” de gli Heroin in Tahiti (il duo composto da Valerio Mattioli e Francesco De Figuereido) il mitico Onga ha detto di aver fatto una cosa in cui credeva moltissimo con questa stampa e che aveva costituito uno dei (tantissimi) momenti più alti della label “al servizio dell’industria del nord-est”.
Adesso, al di là della comprensibile soddisfazione personale, quello su cui preme di marcare l’accento in questo momento, è sicuramente il grande valore di questa pubblicazione e del lavoro fatto dal duo nel corso degli anni fino a questo exploit, opera manifesto del progetto e della “Italian Occult Psychedelia”.
Guardava effettivamente a un modello di periferia, quella raccontata da Pier Paolo Pasolini e che poi gli fu pure fatalmente tragica, nell’immaginario, questo progetto, che comunque viene difficile da scostare dalla sua dimensione contestuale (cioè quella della periferia romana) e che oggi, va detto, è comunque molto differente da quello degli anni sessanta-settanta.
Questo ci porta ad oggi quindi: a quelle periferie che sono luogo di degrado e sempre più frequentemente luoghi di tensione sociale e che si sviluppano invece che in una maniera armoniosa e una visione orizzontale urbanistica inclusiva, in una maniera verticale, come dei monoliti, dei grossi blocchi di cemento messi uno sopra all’altro e così, basta leggere “High Rise” di J. G. Ballard, quella richiamata lotta “tra poveri”, diventa il falso mito di pensare che si possa scalare la torre fino ad arrivare in vetta e vincere. Ma sopra in verità non c’è nulla.
Adesso potrei dilungarmi ancora di più su questa questione, ma provo a stringere: il contesto sociale lo conoscete, è quello che ci racconta la cronaca, mentre invece forse sapete poco su questo progetto denominato Jungla EST, un duo di producer e dj (Mondo Cane e Ant aka A-Tweed) che sintetizzano tempi e musiche afro-beat, cumbia elettronica, tropicalismo in una miscela di dimensioni ipnotiche, groove psichedelici e dancefloor colorata.
Una visione che non è solo ideale, richiamando quello che riconoscono come melting-pot della zona est della Capitale, ma che è credo, realistico come “L’imperatore di Roma” di Nico D’Alessandria. Sebbene il sound sia colorato, come il continente africano del resto, questo suono ci arriva in bianco e nero oppure come le immagini disturbate dei vecchi televisori col tubo catodico.
Forse è questo del resto il colore dell’afro-futurismo: è astratto, perché è imprevedibile, prendete questi missaggi oppure roba della Habibi Funk (che forse è ancora più estrema). Non sappiamo un cazzo di queste realtà che sono apparentemente la periferia (“il sud del mondo”) ma che invece sul piano del contenuto sociale e culturale sono quello che in economia si sarebbe definito come “paniere di beni”. Forse, ancora, ma dico forse, ci renderemo conto di tutto questo solo tra molto tempo, così permane anche il dubbio che riusciremo a andare oltre un territorialismo che del resto non appartiene realmente alla natura dell’essere umano, altrimenti saremmo finiti senza neppure cominciare la nostra incredibile storia.
Ma qui c’è un’impronta e che questo progetto, che evidentemente i due “creatori” sentono sulla loro pelle in una maniera tribale, che rivendica una appartenenza e che non è legata a una dimensione periferica quanto invece al genere umano, quel “regno della razza umana” che non puoi spegnere con un solo click, perché è un mito che rinasce e va oltre quelli che sono alcune scene solo ideali (più che idealistiche) delle periferie da “L’imperatore di Roma” a “Blade Runner” e supera la finzione, quello che è mito, fino a divenire quotidianeità. Basta “appizzare” le orecchie.
Breve postilla: il duo ha una partnership con la label La Tempesta e con la Shango Records, che fa base a Salonicco in Grecia e fa roba veramente interessante.
Emiliano D’Aniello