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Quando si attraversa un periodo ci sono dei punti fermi intorno ai quali girare e affidarcisi come cartina tornasole di quello che succede. In questo decennio una delle mie ‘ancore’ è stata senza dubbio NON Worldwide, etichetta/collettivo di artisti di origine africana che ha portato il suono della diaspora nera in giro per il mondo.
Fondata nel 2015 da Chino Amobi, Nkisi e Angel-Ho, NON si è subito distinta e fatta notare dai più curiosi per il suo essere apolide e nonostante questo fedele a se stessa, coerente nell’intenzione e nell’etica ancora prima che musicale, politica.
Sono passati quasi 4 anni dall’uscita della prima compilation degli artisti legati a NON, e dargli uno sguardo aiuta a capire come percorsi di questo tipo siano stati importanti a plasmare l’identità musicale degli anni’10 e quanto questi artisti siano riusciti a penetrare nell’immaginario collettivo dell’ascoltatore attento alle ultime uscite internazionali.
Partiamo dai percorsi dei fondatori dell’etichetta: Chino Amobi, tra i più radicali, ha delineato il panorama di un mondo allo sfascio, alle prese con il continuo allarme terroristico, in molti dei suoi lavori, prima di ricevere una certa popolarità con il suo album “Paradiso” del 2017.
Nkisi è a oggi considerata una delle producer e DJ più in vista, in un certo ambiente, e non ha mai smesso di produrre dischetti e mixati davvero interessanti, oltre a essere passata in Italia anche poco tempo fa, a Club Adriatico.
Angel-Ho invece ha fatto uscire da pochissimo un disco su Hyperdub, visionario e divertente allo stesso tempo, in cui si diverte a vestire i panni del trasformista, sfornando uno dei miei dischi preferiti dell’anno che stiamo attraversando.
E gli altri? Spulciando un po’, tra i nomi che ci propone il Vol. 1 della compilation, troviamo Yves Tumor, che ormai non ha più bisogno di presentazioni, essendosi alzato a paladino della scena alternativa dopo il suo ultimo disco “Safe In The Hands of Love” del 2018. Di Farai avevo già parlato lo scorso Novembre, poco prima dell’uscita del loro disco di debutto “Rebirth”. In chiusura della compilation troviamo un altro bel nome che più di una volta è finito su queste pagine, GAIKA, fresco di pubblicazione del mixtape “HEATERS 4 THE 2 SEATERS” dopo aver lanciato lo scorso anno il bellissimo “BASIC VOLUME” dove univa una spiccata sensibilità pop ai suoni più bass e oscuri che avevano caratterizzato la sua prima produzione.
Tra i primi epigoni di NON troviamo altri higlights imperdibili, come MORO, producer argentino padre di alcuni degli EP che ho preferito negli ultimi cinque anni, “SAN BENITO” e il recente “Irrelevant”, uscito per la Janus di Berlino.
Come concludere questa carrellata di musica? Lunga vita a NON Worldwide e a qualsiasi incarnazione prenderà nel futuro. Prendiamoci un po’ di tempo per ascoltare e riflettere su quella che è stata una delle realtà musicali (e parallelamente politica) più importante di questi anni, che partendo da Bandcamp è riuscita ad avere i riconoscimenti dei maggiori festival e delle etichette più importanti del contemporaneo. Per far sì che la fiamma non si spenga e che possano nascere altre mille realtà simili, in ogni momento, in ogni regione, per non relegare l’arte a semplice intrattenimento culturale prodotto in catena di montaggio.