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22 luglio, Teatro Romano di Fiesole – l’unica data italiana estiva del Four Decade Tour di Joe Jackson è un concerto a gravità zero. Come da citazione omonima del titolo del memoir dell’artista inglese pubblicato nel 1999*, la musica diventa (davvero) una cura contro la gravità : musicisti e pubblico volano insieme realmente e non solo metaforicamente, diretti verso un altro mondo dove suonare su un palco significa ancora improvvisare, sperimentare e giocare con le proprie canzoni scritte nell’arco di quarant’anni, (“i quattro decenni” del titolo del tour) : Jackson come un prestigiatore matto ripercorre, con fare ironico e divertito, la sua storia artistica, aiutato dal bassista Graham Maby (storico collaboratore), dal chitarrista Teddy Kumpel e dal batterista Doug Yowell – ovvero la band di “Fool” (2019), ultimo disco uscito a quarant’anni (ritorna sempre questo numero) dal lavoro di esordio “Look Sharp!” (1979).
Un gruppo live formidabile, come poteva essere in termini di approccio – senza fare paragoni forzati – la Joe Jackson Band dei primi tre dischi a cavallo tra ‘78 e 80. Trova perciò spazio l’irruenza mordace di una “Sunday Papers” o di una “Is She Really Going Out with Him?” (con tanto di botta e risposta degli spettatori delle prime file) ma non mancano i brani più recenti – “Fabulously Absolute”, la New York irriconoscibile di “Strange Land” e la title track “Fool” ispirata dal concetto di “pazzo” shakespeariano (il burlone di corte che si beffa dell’autorità) – tre pezzi nati dal vivo, anche se non registrati in presa diretta durante i concerti come accade per “Big World” (1986). Ci sono poi i classici immarcescibili di “Night and Day” (1982) : alcuni riarrangiati come “Real Men”, altri come “Steppin Out” suonati tali a quali a come sono stati registrati su disco, con tanto di drum machine originaria dell’epoca.
Ben salda è quindi la volontà di mettersi in gioco e rischiare, soprattutto se si viene da una gavetta estenuante fatta nei peggiori pub e da una discografia all’insegna della fuga dalle mode della scena “pop” britannica. E allora può anche capitare che salti la corrente – ben due volte per la cronaca – ma lo spettacolo continua e non si ferma (quasi mai), anche se – va detto – “Alchemy” viene tagliata brutalmente dalla scaletta : la prima canzone della setlist, che in teoria – in un meccanismo di “avanti” e “indietro” – avrebbe dovuto essere anche l’ultima, non viene eseguita per causa di forze maggiori (il secondo blackout tecnico).
Il bello o il brutto di essere veri, spontanei con il proprio pubblico.
*la traduzione italiana è stata pubblicata recentemente e presentata domenica 21 luglio da Libraccio a Firenze.
Scaletta :
Alchemy
One More Time
Is She Really Going Out With Him?
Another World
Fabulously Absolute
Strange Land
Goin’ Downtown
Real Men
Invisible Man
It’s Different for Girls
Fool
Sunday Papers
You Can’t Get What You Want (Till You Know What You Want)
Ode to Joy
I’m the Man
Encore:
Steppin’ Out
Got the Time
(Monica Mazzoli)