Share This Article
Aspettavo l’uscita di questo album da mesi: considero Anton Newcombe un genio musicale e amo i Brian Jonestown Massacre e mi piacciono pure i Liminanas, un gruppo che seguo sin dagli esordi e che ho visto dal vivo due-tre volte. Mi hanno sempre entusiasmato e sono sicuramente uno dei gruppi della scena neo-psichedelica europea più originali: Lionel e Maria Liminana hanno creato uno stile musicale tutto loro e che ha quella vocazione “bohemienne” che non poteva non attrarre (ma l’attrazione fatale è reciproca) Anton Newcombe. Avevano già collaborato precedentemente, Anton aveva preso parte all’ultimo album del gruppo francese (“Shadow People”, 2018), il seme di questo nuovo progetto nasce allora e poi quando al trio si aggiunge un’artista importante, una delle femme fatale del cinema mondiale: Emmanuelle Seigner.
Proprio Emmanuelle, che è anche la moglie di Roman Polanski (che presenta proprio in questi giorni a Venezia il suo ultimo film, “J’accuse”), ha parlato di questa collaborazione come l’occasione per potere finalmente sviscerare tutta la sua grande passione per la musica, coltivata sin dagli anni in cui era ragazza con gli ascolti intensivi di Lou Reed, Velvet Underground, The Stooges e poi con una fugace esperienza nel duo pop-rock Ultra Orange.
Nasce così L’Épée (“la spada”), un progetto musicale che vede la collaborazione attiva tra un gruppo di artisti che ha in comune una particolare devozione per la cultura pop degli anni sessanta-settanta e che non a caso dedica il titolo del primo LP al regista Mario Bava, cioè “Diabolique”, come l’omonimo film (in italiano “Diabolik”) dedicato al personaggio del fumetto creato da Angela e Luciana Giussani e nel film interpretrato da John Phillip Law. .
Chiaramente un’opera che è anche un manifesto di “controcultura”, il disco è stato anticipato da un singolo contenente due canzoni che fanno parte anche di questo LP, “Dreams” e e “Last Picture Show”, forse i pezzi che hanno quelle il suono più yé-yé tra quelli che fanno parte dell’album, che ha avuto una gestione ben precisa e che ha visto il trio “francese” lavorare assieme nello studio dei Liminanas nel sud della Francia e poi con il cantautore Bertrand Belin, già collaboratore di Lionel e Maria e che ha scritto “Grande”, “On Dansait Avec Elle” e “Lou”, prima di partire per la Germania, dove il tocco inconfondibile di Anton Newcombe e la collaborazione del tecnico del suono Andrea Wright hanno definito quello che è poi stato il risultato finale.
Vale la pena di sottolineare il grande talento di Bertrand Belin, che è un cantautore che in patria è stato variamente avvicinato a Nick Cave per la sua scrittura e che qui possiamo apprezzare particolarmente in “On Dansait Avec Elle” e “Grande”, mentre “Lou” è un pezzo più elettrificato e che ha un forte accento wave. Ma i pezzi più rappresentativi sono invece i vari “Une Lune étrange”, “La Brigade Des Maléfices”, “Ghost Rider”, che mettono assieme il thrilling del sound Liminanas con tutto il campionario che riconosciamo a Anton Newcombe e il fatalismo di Emmanuelle e che insieme creano un suono che è efficace e fa presa sull’ascoltatore come la lama di un rasoio su una superficie inerte.
Ma vale la pena di porre l’accento anche su un pezzo più pop e orecchiabile come “Springfield 61”, che definirei pure come radiofonico, oppure “Un Rituel Inhabituel”, che riprende la sacralità e la devozione BJM per il sound psichedelico degli anni sessanta. Insomma, la verità è che ci sono così tante cose buone e spunti interessanti in questo album, che ho atteso e coltivato nel corso degli ultimi mesi, accompagnato da una specie di countdown promozionale della A Recordings di Anton, che alla fine io stesso mi sono stupito per la sua efficacia. Gli ultimi due lavori dei Liminanas secondo me avevano abbassato il livello del gruppo, che sembrava ricercare una formula più accattivante, è evidente che la partnership con Anton, ma anche con una pop-star come Emmanuelle è stata la chiave di volta per dare vita a qualche cosa che “vince e convince”.
78/100
Emiliano D’Aniello