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Due serate sold out e una proposta musicale che alterna grandi classici della programmazione dello storico festival bolognese e novità molto ricercate della scena dance più underground del globo. Robot 11 mostra il desiderio del festival di tornare grande a piccoli passi, senza strafare e il clima di generale divertimento e presa bene lo testimonia a dovere. Anche negli apparentemente spazi freddi e museali dell’Ex Gam i djset di Afrodeutsche, Interstellar Funk e Batu riescono a movimentare la situazione già in orari poco da club italiano. Il resto lo fa Alessandro Cortini, in grado di regalare un live con A/V dal pathos altissimo, e il sempre presente Andrew Weatherall. Da tenere d’occhio il duo Lei, No, Innocence (che vi avevamo già presentato qui). Nel nuovo spazio del Dumbo, dalle parti del TPO, oltre agli attesissimi The Comet Is Coming che hanno riportato in auge le visioni cosmiche del jazz non hanno deluso le attese i maestri 808 State e Donato Dozzy. Ma ognuno potrebbe raccontare la sua storia, come in ogni festival che rispetti. Perché come in ogni festival che si rispetti, vedere tutto è difficile quindi ciò che vi regaliamo è un’inquadratura parziale e personale di questo weekend bolognese che ci ha riportato alle prime edizioni di Robot Festival quando divertirsi nei club era una componente ben più rilevante dell’apparire o del raccontarsela.
Le foto di Giorgio Lamonica.