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Chi conosce anche solo vagamente la storia del gruppo anarco-punk inglese Crass sa benissimo che oltre ad (auto)produrre dischi incredibili e propagandare tramite testi musica e grafica un’opposizione al capitalismo più becero e imperialista, il collettivo dell’Essex era composto anche da grandi giocherelloni.
Come dimenticare infatti il “Thatchergate”, quando nel 1982 in piena crisi mondiale per il controllo delle Isole Falklands i nostri fabbricarono delle finte intercettazioni telefoniche tra l’allora Prima Ministra britannica e il presidente americano Ronald Reagan in cui si discuteva di armamenti nucleari e del naufragio del cacciatorpediniere HMS Sheffield, al largo delle coste argentine, come parti di una strategia della tensione tra USA e URSS. I nastri finirono al centro di uno scandalo di proporzioni mondiali fino a venire scoperti dal giornale inglese The Observer nel 1984.
Ma già nel 1981 i nostri scherzosi eroi crearono un piccolo blackout per il grande pubblico inglese. Nell’anno della pubblicazione dell’album “Penis Envy”, manifesto punk-femminista, un curioso flexi disc a nome Creative Recording And Sound Services dal titolo “Our Wedding” viene distribuito insieme alla rivista per ragazze “Loving”. Inutile dire che dietro a quel lungo nome si nascondevano i Crass, che è anche il nome che viene fuori unendo le iniziali della sigla.
Il brano all’apparenza è un’innocua canzone che vede una flebile voce femminile accompagnata da un tappeto di sintetizzatore, ma leggendo il testo si arriva a capire che forse dietro c’è qualcos’altro. “All I am I give to you/ You’ll honor me, I’ll honor you /Rich or poor or come what may/ We’ll forsake all other love/ Just we two, one flesh, one blood/ In the eyes of god/ I am yours to have & hold (love & honor)/ I’m giving you my love…” recita la prima strofa, in una sorta di buffa celebrazione del matrimonio come eliminazione della personalità del singolo.
“Never look at anyone, anyone but me/ Never look at anyone, I must be all you see/ Listen to those wedding bells/ Say goodbye to other girls” continua, tingendo il tutto di tinte tragicomiche, prima di concludere con il mantra “Don’t be untrue to me” ripetuto ad libitum.
Nel 2005 Penny Rimbaud dei Crass ricorderà la vicenda, parlando della nascita di “Our Wedding”. “Stavamo lavorando a “Penis Envy” e la canzone di chiusura era una parodia dello standard “Lipstick On Your Collar”, rinominata “Lipstick On Your Penis”, e parlava dell’istituzione del matrimonio come qualcosa di poco più della prostituzione. Abbiamo però pensato che avremmo rischiato una causa legale quindi abbiamo riscritto completamente il testo. Abbiamo scritto a ‘Loving’ offrendo loro il brano e loro entusiasti ci hanno proposto di distribuirlo come flexi disc, e così è stato. Credo ci sia stato qualche licenziamento a ‘Loving’ dopo tutto questo”.
A oggi, potete trovare su eBay il flexi di “Our Wedding” a cifre folli, oppure potete ascoltarlo alla fine di “Penis Envy”.
(Matteo Mannocci)