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Illuminato sulla via della Valle della Morte, è la storia della folgorazione artistico-creativa di Brian Collins dopo un viaggio nella “Death Valley” desertica americana: Collins, da adolescente in alcuni gruppi punk dell’area di Washington ed adesso capo del dipartimento scientifico della Hollywood High School, nel corso degli ultimi tre o quattro anni ha lavorato nel suo soggiorno di casa alla scrittura ad un serie di brani, in origine solo strumentali, scaturiti dalla sua esperienza nella valle desertica.
“Glacial Pace”, disco pubblicato dalla Woodsist i primi di dicembre, raccoglie queste canzoni di introspezione interiore. Vibrazioni west coast, riverberi di cosmic americana, nel cuore e nell’anima questo album di Collins a nome Hurt Valley potrebbe essere una produzione “private press” degli anni settanta andata persa e ricomparsa all’improvviso: armonie pop, intelaiature psichedeliche e ritmi erranti, sognanti e malinconici.
“Apartment Houses”, che ha anticipato l’uscito del lavoro, è forse il pezzo più rappresentativo e più bello (anche se in buona compagnia): flusso di coscienza folk pop in piena regola.
(Monica Mazzoli)