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Sono trascorsi vent’anni (era il 31 Gennaio 2000) da quando la Creation Records rilasciò l’ultimo album della sua storia, “Exterminator” a firma Primal Scream. Un capolavoro, come i tanti pubblicati dall’etichetta fondata nel 1984 dal gagio scozzese Alan McGee: chi non ha mai ascoltato o sentito parlare di “(What’s The Story) Morning Glory?”, “Bandwagonesque” e “Loveless”? Ma nel mezzo di tante scoperte (dai fratelli Gallagher ai Reid) nonchè protagonista delle correnti musicali nate in quel periodo – C86, Shoegaze, il revival Power-Pop – c’è un sottobosco, una parte di etichetta fatta di nomi misconosciuti che non si trovavano nel posto giusto al momento giusto (gli Adorable), non condividevano l’etica di McGee (The Pastels e Nikki Sudden), o semplicemente dalle personalità troppo forti per stare nella stessa band, come il gruppo di cui si parlerà a breve.
Per approfondire il discorso su questa label indipendente acquisita per metà dalla Sony nel 1992 ho fatto due cose: procurarmi l’ottimo “The Creation Records Story – My Magpie Eyes are Hungry for the Prize” di David Cavanagh (Virgin, 2000) e consultare un blog riassuntivo dell’intera discografia dell’etichetta, prezioso nel valutare ogni uscita a livello critico; in questo caso i voti vanno dall’1 al 5. Tuttavia l’eccezione conferma la regola, poichè un album solo tra più di duecento considerati ottiene un 6: quello raffigurato in alto, che raccoglie il materiale inciso nel biennio 84-85 da The Loft.
Nati nel 1980 come The Living Room, stesso nome del piccolo club londinese gestito da McGee prima di fondare la Creation, per volere del chitarrista Andy Strickland e il bassista Bill Price ai quali si unirono a Peter Astor (voce e chitarra) e al batterista Dave Morgan. Prestate attenzione al gioco delle coppie – sarà il leit-motiv dell’intera vicenda. La loro “Your Door Shines Just Like Gold” viene inclusa nel primo album realizzato dall’etichetta, “Alive in The Living Room”, una compilation di esibizioni live di Television Personalities, Jasmine Minks e The Mekons tra gli altri registrate in maniera meno che amatoriale. In realtà il singolo d’esordio sarà “Why Does The Rain” del settembre 1984, un gioiello che Janice Long ha trasmesso su Radio 1 per un’intera settimana e incluso nella sua Top3 dell’anno; dalla session prodotta da Joe Foster escono anche “Like” e “Winter”, tutti brani che dimostrano un’abilità chitarristica fuori dal comune e una scrittura dai riferimenti alti, quali Television e The Velvet Underground, ma anche David Bowie (“Why Does The Rain” è una “Heroes” meno rifinita) e i coevi Smiths di “Hatful of Hollow” nelle sonorità jangle.
Le mille copie sold out del 45 giri anticipavano l’exploit dei Jesus And Mary Chain, che con “Upside Down” ne vendono cinquantamila. Astor diventò grande amico di McGee, che vedeva in lui una star per il futuro. Beniamino del pubblico femminile e songwriter di talento superiore, il suo destino era già lontano dagli altri componenti dei Loft con i quali non andava d’accordo – vuoi per l’incomunicabilità tra loro vuoi per l’assunzione di sostanze differenti (lui e Morgan la marijuana, mentre Strickland e Price dividevano in tour la camera e la passione per lo speed). Nel gennaio 1985 venivano registrati nuovi classici, dei quali “On A Tuesday” anticipa i migliori Go-Betweens mentre “Lonely Street” è una ballad riflessiva a tinte dark. Tra un concerto e l’altro la fama della band è cresciuta e con essa l’ego dei due chitarristi Astor e Strickland. Ci voleva un singolo vincente per mettere tutti d’accordo: “Up The Hill And Down The Slope”. Grazie alla supervisione di John A. Rivers (Felt, Dead Can Dance), i Loft tirarono fuori una vena rock’n’roll audace sulla scia di Cream, MC5 e Bruce Springsteen – l’intro di batteria del pezzo rimanda a quello di “Born in The U.S.A”, “Your Door Shines Like Gold” fonde il punk con la new-wave dei Mission of Burma.
Le liriche di “Up The Hill and Down The Slope” rappresentano la metafora di un giovane artista alle porte del successo, disilluso da una vita di rinunce ma curioso di volerne assaggiare una fetta ad ogni costo: “Over The Hill and Down The Slope/To The Rattle of The Sound I Go in Hope/My Magpie Eyes Are Hungry For The Prize/Give Me The Gun and I’ll Shoot It Right Between The Eyes”
Sul più bello, quando la consacrazione sembrava vicina, i Loft si separarono. Accadde sul palco dell’Hammersmith Palais, il 24 giugno 1985. Stanco del loro atteggiamento intimidatorio, Peter Astor qualche giorno prima aveva deciso di licenziare Strickland e Prince e tenersi il nome, così chiamò Prince per riferirglielo. Nessuno intendeva rinunciare allo show di supporto ai Colourfield di Terry Hall davanti a migliaia di persone, ma quella sera le cose precipitarono: Strickland, prima dell’ultimo pezzo in scaletta, “Up The Hill and Down The Slope”, annunciava che i Loft si sarebbero divisi dopo il concerto. Astor non avrebbe più potuto utilizzare il nome, così si mise a insultare pesantemente Strickland e Prince durante l’esecuzione del brano, augurando loro “Bad Luck” e fuggendo prima della fine del set, seguito dal resto del gruppo. Il desiderio di Strickland di chiarire la faccenda a pugni rimase insoddisfatto: passeranno molti anni prima che si rivedano di nuovo. Peter Astor e Dave Morgan sono poi rimasti in Creation come The Weather Prophets, con grandi speranze ma esiti alterni. Nel 2006 avviene l’inaspettata reunion dei Loft, che genera un nuovo singolo (“Model Village”/”Rickety Frame”) e date dal vivo fino a oggi. La speranza è che come altri gruppi della Creation (Slowdive, Ride, House of Love…) Astor e soci possano ricominciare da dove tutto si era fermato, quella creatività intrinseca al nome stesso dell’etichetta di Alan McGee.
(Matteo Maioli)