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“Komorebi” è il primo LP di Flamingo, moniker dietro cui si cela Lavinia Siardi, pronta a sbarcare in Texas tra gli italiani presenti al SXSW.
“Komorebi” è una di quelle parole incredibili che si possono tradurre solo con perifrasi, è “la luce che filtra tra le foglie degli alberi”. “Komorebi” sono nove tracce e mezzo che rielaborano tre anni di vita. Il risultato è un album che suona inequivocabilmente We Were Never Being Boring (label che fa uscire “Komorebi” venerdì 28 febbraio), tra viscerali ballad indie rock, malinconie twee, esplosioni elettriche e arrangiamenti mai banali che svariano tra pop d’autore e folk. Lavinia, affiancata da Giacomo Carlone alla batteria, Iulian Dmitrenco (basso, synth, cori), Xabier Iriondo (cordofono in”Tokyo” e chitarra elettrica in “Wish You The Best” e Lucia Violetta Gasti (violini in “Mother”, “Corrupt”, “Sinking”), ci racconta “Komorebi” traccia dopo traccia.
WHERE IT ENDS
Komorebi inizia con un field recording, un attimo prima di mettere “fine” alla mia esperienza giapponese: sono degli annunci registrati aspettando la metropolitana, per andare a recuperare le mie cose nella casa dove avevo vissuto a Tokyo. Le chitarre distorte in sottofondo rappresentano il senso di alienazione e spaesamento di quegli istanti.
ROSE
Rose racconta la memoria di un incontro, e di come questo incontro mi abbia, anche solo per un giorno, rifatto sentire viva in un momento e in un paese in cui mi sentivo anestetizzata e sola.
TOKYO
Ho scritto questo pezzo molti anni prima di trasferirmi a Tokyo, e per qualche motivo non l’ho mai capito fino in fondo. Poi ho ripreso improvvisamente in mano questa vecchia bozza, realizzando che si trattava di una visione estremamente lucida del luogo e dello stato emotivo in cui, anni dopo, mi sarei trovata.
MOTHER
Mother parla di aspettative: quelle degli altri verso di noi ma, soprattutto, quelle che ci incolliamo addosso da soli, nel tentativo di non deludere nessuno. E così il finale della canzone può sembrare un urlo di sconfitta, ma non è altro che una liberazione.
WISH YOU THE BEST
“Wish you the best” è un brano di incoraggiamento rispetto alla paura dell’ignoto che spesso accompagna i grandi cambiamenti. L’ho scritto per una persona a me cara e vicina nel momento in cui mi stavo trasferendo in Giappone. Probabilmente l’ho scritta anche per me.
CORRUPT
“Corrupt” ha un tema molto diretto, che mi ha toccato da vicino negli ultimi anni: la disumanizzazione del diverso, e, nello specifico, dell’immigrato. È un brano arrabbiato, scritto osservando da lontano l’Italia chiudere i porti, mentre in Giappone vivevo una routine costellata di piccoli episodi di discriminazione.
(SINKING) IN MY BLOOD
L’ho scritta dolorante, a causa del ciclo, in una session di registrazione in cui non riuscivo a pensare ad altro che alla frustrazione di stare male ed essere poco produttiva.
Una riflessione su quanto spesso capiti che una donna debba essere sempre operativa al 100%, nonostante tutto, e di quanta forza e determinazione ci vogliano.
KOMOREBI
Komorebi, parola giapponese che dà il nome al disco e significa “luce che filtra tra le foglie degli alberi”, è un brano che parla di un ritorno alle origini, intese come natura, come “luoghi del cuore”.
Un promemoria del fatto che in fondo siamo fatti degli stessi atomi che compongono fiumi, cespugli, alberi centenari e prati. Una sorta di ridimensionamento della nostra importanza, in quanto umani, e una scelta gioiosa di annullarci e tuffarci in un ecosistema che, con o senza di noi, continua a girare.
THE WIND CAVE
Ho scritto questo brano dopo il concerto di Nick Cave a Lucca. Mentre tornavo a casa ho visto un volantino che promuoveva la Grotta Del Vento, e da lì sono partita per provare a raccontare l’ispirazione e il senso di liberazione che avevo provato quella notte.
MELANCHOLIA
La registrazione di Melancholia è fatta con un iPhone e non doveva entrare nel disco. L’ho composta due estati fa allo Studio Gaar del mio amico Tiziano, dove c’era un pianoforte che aspettava solo di essere suonato, mentre le chitarre erano chiuse in regia. Mi sono riavvicinata alla tastiera dopo anni, ed è nato un brano fragile e sussurrato, che è rimasto esattamente così.