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SXSW, Coachella e Glastonbury annullati e Primavera Sound rimandato: è un prematuro bollettino dell’ondata basata su cancellazioni e rinvii che si allunga costantemente e si estende, toccando ogni paese e ogni tipologia di festival, da quello di importanza planetaria alla rassegna di provincia.
In questo periodo l’unico interesse è focalizzato, giustamente, su quello che è il mondo durante la pandemia. Anche per la musica questo periodo può nascondere insidie enormi, e anche qualche occasione di crescita. Occorre iniziare a tirare fuori qualche riflessione, necessaria per indirizzare un dibattito su cosa si può fare per riassestare un settore culturale che sta entrando in un “undiscovered country”.
Tournèe bloccate, festival spostati (per i più fortunati) e dischi rimandati, questo l’impatto immediato del Sars-Cov 2 sull’ambiente culturale. Le dirette su Instagram o i Tiny Desk Concert da casa per gli artisti e il settore possono essere una bellissima valvola di sfogo, ma si scontrano con una realtà che parla di numeri abbastanza pericolosi per il settore.
Lo scorso anno un report di PricewaterhouseCoopers stimava guadagni per 29 miliardi di dollari provenienti dalla vendita dei biglietti di concerti e festival. Le aspirazioni dell’industria però devono fare i conti contro la realtà imprevedibile del virus: una nota del Music Manager Forum (MMF) ha stimato che in UK l’impatto paralizzante della chiusura della musica dal vivo a causa del coronavirus porterà alla perdita di oltre 50 milioni di sterline. Il blocco immediato delle attività in UK ha significato la cancellazione di 2.100 spettacoli e a lungo termine sono a rischio i 5,2 miliardi di sterline di guadagno dovuti al sistema musicale e i 190.000 posti di lavoro a tempo pieno che l’industria vanta nel Regno Unito.
Le difficoltà e le preoccupazioni principali adesso sono legate a quella che sarà la stagione dei festival, in questa settimana abbiamo raggiunto anche Shain Shapiro della società Sound Diplomacy, che si occupa di sviluppare progetti legati allo sviluppo economico di aree e città tramite la musica.
La preoccupazione legata ai festival è sicuramente primaria: “Ci sono diversi problemi in gioco. – ha spiegato Shapiro- Il primo è che molti festival non hanno l’assicurazione necessaria per recuperare i mancati introiti. Per altri, le loro filiere sono rovinate a causa della cancellazione”. C’è in questo disastro anche una notazione culturale di fondo, che forse in Italia capiamo bene: “Questo mi fa anche capire che la maggior parte delle città non apprezzano il fatto che esistano questi festival e che ci sono pochi modi e mezzi per sostenerli in questi tempi difficili”.
La confusione regna, in questo settore, spesso sovrana e se ci sono alcuni festival finanziati da fondi statali e regionali che riescono a coprire le spese, altra questione è per chi non aveva una diretta assicurazione: “Al SXSW non avevano un’assicurazione e hanno perso molti soldi – ma più in generale va ricordato che- non esiste un quadro di riferimento o una guida in questi tempi senza precedenti”.
I numeri che Shapiro ha consigliato di tener d’occhio in questa crisi sono: “I tassi di streaming devono aumentare; i ricavi delle pubblicazioni altrettanto e anche le entrate derivanti dallo streaming devono aumentare”. Se effettivamente tutti questi numeri si allineassero per il meglio “Il settore potrebbe uscirne addirittura rafforzato”. Qualche numero, seppur nella sua relatività, può essere già analizzato: in Italia lo streaming, fonte dati Spotify, ha attraversato la settimana peggiore del 2020, con un calo del 4,9% di dati “week-on-week”. Questi però rischiano di essere dati preliminari e dovuti forse allo shock iniziale, una serie di appunti interessanti viene da Aurélien Hérault di Deezer che ha dato, su Music Business Worldwide, una breve lista di puntualizzazioni per le prossime settimane:
- “A livello globale, dipendiamo meno dai nostri cellulari e più dai dispositivi domestici. Questo trend continuerà probabilmente ad aumentare, soprattutto nei nostri mercati europei.
- Dopo un iniziale declino nella fase di “shock”, si prevede che i flussi (di ascolto) ricominceranno ad aumentare. Tuttavia, ci vorrà probabilmente un po’ di tempo prima di tornare ai livelli pre-crisi.
- Le playlist contestuali e i podcast continueranno a fare boom mentre ci aiutano nella nostra vita quotidiana al chiuso. Temi come la cucina, la cultura e il fitness sono destinati a diventare ancora più rilevanti”.
Qualche buona notizia e nota da segnalare in questo mare magno di incertezza c’è e viene, ad esempio, dalla società degli autori francesi SACEM che ha preparato un fondo di soccorso per gli artisti, con fondi che arrivano a sei milioni di euro. Questi dati devono consapevolizzare le richieste del settore anche in Italia, sperando che questo Covid-19 sia occasione non per rimpiangere misure non adottate ma per commentare passi avanti, anche nella considerazione del sistema musica.
Occorre allora trovare parole chiave per risolvere e venir fuori dalla situazione. Nel suo profilo Medium, Shain Shapiro, ha scritto una formula, anzi vista la recuperata passione per la cucina, una ricetta che può essere riassunta con queste parole: “Creation, protection, Monetisation, Maintenance, Evaluation, Participation, Celebration”.
La positività non deve nascondere dati tristemente noti come il fatto che le politiche a sostegno della creatività sono generalmente inadeguate e che la maggior parte delle città non sono consapevoli del valore, soprattutto economico, del settore. Esempi illuminati di amministrazione di città da un punto di vista culturale non mancano, il case study può essere Seul che, dopo le Olimpiadi del 1988, ha pianificato una serie di ripensamenti dei molti luoghi in disuso adibendoli a spazi culturali. Il modello allora per risanare è quello Changdong, quartiere simbolo per l’esplosione dell’onda K-Pop, e se quello coreano fosse un sistema troppo difficile da seguire basterebbe quel pizzico di dignità in più nella considerazione dei lavoratori del settore.
Ripartire allora si può se viene fuori una consapevolezza di fare network e, in questo caso, iniziative di festival uniti o la scelta di Bandcamp a favore della propria comunità di artisti, fanno riassestare e offrono una luce al settore che può ripensarsi e ricostruirsi su un rinnovato senso di comunità.
(Gianluigi Marsibilio)