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L’indie rock resiste. E se ci seguite sapete cosa intendiamo quando parliamo di indie.
Gli Smile sono Michele Sarda (voce), Hamilton Santià (chitarra ed ex redattore di Kalporz, quando l’indie voleva dire una cosa sola), Mariano Zaffarano (basso) e Francesco Musso (batteria). Si sono formati in quel di Torino nell’estate del 2019 e le loro coordinate sono piuttosto chiare: il post-punk, le chitarre jangle e quella che un tempo si sarebbe chiamata attitudine indie rock a stelle e strisce.
“Every New Mistake” è il loro primo singolo, uscito il 17 aprile sulla torinese Dotto, lo definiscono “una reazione al tempo stesso malinconia e esplosiva all’incapacità di comunicazione, alla routine che inaridisce i rapporti personali e alle maschere che vestiamo ogni giorno vivendo vite che non sono le nostre, sullo sfondo di una metropoli post-industriale vuota”.
Se Bob Mould è il vostro padre putativo e siete cresciuti con The Wedding Present e The Smiths, iniziate a risollevarvi dal torpore della quarantena.
I quattro Smile hanno deciso di svelarsi e raccontarsi a modo loro, attraverso 7 canzoni che hanno segnato la loro vita e il loro percorso musicale.
The Wedding Present, “Brassneck” LINK
È veloce e frenetica, ma anche distaccata e abrasiva. L’ideale per una band che
vuole esprimere sentimenti apparentemente estroversi ma in realtà sempre sul
punto di esplodere. Già il titolo dice tutto. Un tipo che si comporta in modo
estremamente sicuro senza capire che le sue azioni sono inaccettabili per gli altri.
XTC, “Making Plan For Nigel” LINK
Troviamo stimolante l’analogia tra ciò che doveva affrontare un ragazzo
nell’Inghilterra thatcheriana e quello che stiamo abbiamo affrontando noi tra
aspettative scollegate da una realtà inclemente e ispirazione tutta capitalista alla
ricerca della felicità e della realizzazione personale tramite la sicurezza lavorativa.
Gang of Four, “Natural’s Not In It” LINK
Quando abbiamo iniziato a suonare volevamo riprendere un po’ di quel suono
lancinante con cui la chitarra di Andy Gill ha creato un nuovo modo di suonare e
usare la musica come interpretazione di un momento storico. Ogni tanto ci viene
voglia di provare a fare cover dei Gang of Four giusto per capire l’effetto che fa. Ma
il nostro suono di chitarra arriva molto anche dall’attacco fenomenale di questo
pezzo.
Mission of Burma, “Academy Fight Song” LINK
Curiosamente (ma forse no) è stato il primo pezzo a metterci tutti d’accordo. Dopo
la prima prova della band abbiamo iniziato a parlare di musica a ruota libera
confrontandoci tra i nostri diversi background e tutti ad un certo punto hanno
indicato questa canzone come fondamentale. In effetti chi è che dopo averla
ascoltata non ha pensato che l’unico modo di suonare fosse questo?
The Smiths, “This Charming Man” LINK
Forse ci piace vincere facile, ma da questo pezzo se vuoi fare una musica come la
nostra non puoi prescindere. E pensate che il nostro chitarrista ci suona il pezzo –
sì, insomma, quello che riesce a fare – in maniera ossessiva tra una canzone e
l’altra durante le prove quindi un po’ non la sopportiamo più!
R.E.M., “Carnival of Sorts (Boxcar)” LINK
“Ehi ma lo sapete che mi ricordat…” anticipiamo la risposta alla domanda: “sì, certo
che abbiamo ascoltato una tonnellata di R.E.M.; certo che ci ispiriamo a loro; a chi
altri ti dovresti ispirare?” Bisogna sempre guardare ai migliori. Sempre!
The Cure, “Inbetween Days” LINK
Anche questa è una di quelle canzoni che ogni tanto tiriamo fuori durante le prove
per riscaldarci. L’obiettivo è prima o poi di scriverne un calco senza che nessuno se
ne accorga. Scherzi a parte: c’è una chitarra meravigliosa, una linea di basso
magistrale, una batteria semplice e ficcante, e un modo di cantare la tristezza e il
senso di perdita con distacco ironico che finisce dritto nel manuale della perfetta
canzone pop.
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