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Quarantena significa anche più tempo per le passioni. Nel mio caso è l’acquisto di musica in vinile, oggi gioco forza tramite la rete il che non esclude supportare comunque negozi, collezionisti e appassionati visto che il loro listino lo trovi anche lì, pieno di offerte: sul prezioso sito di Discogs.
Al di là del recupero dei classici, che necessiterebbe uno sforzo oceanico, mi sono dedicato ai nomi più attuali e fatalità vuole che l’artista in questione si inserisca sia nel calderone del rock al femminile che ha contraddistinto gli anni dieci sia riguardo all’ultimo exploit nel genere di Fiona Apple con il superlativo “Fetch The Bolt Cutters” . Si chiama Tamara Lindeman, ma si nasconde dietro al moniker The Weather Station. Canadese e non più giovanissima ha trascorsi da attrice di livello, da “Shall We Dance?” a “Crimson Peak”, ma è con la musica che è esplosa all’orecchio di pubblico e critica arrivando a un piccolo grande capolavoro con l’omonimo “The Weather Station” pubblicato nel 2017 dalla Paradise of Bachelors, etichetta di Nap Eyes e Michael Chapman.
Si immagini banalmente una Apple in versione bionda con la chitarra, non è proprio così. Gli echi di colossi come Joni Mitchell e Neil Young si fanno sentire e non potrebbe essere altrimenti, eppure troviamo una raffinatezza che la lega a Zero 7 e Laetitia Sadier (in “Black Flies”) unita ad un impeto rock degno dei The War On Drugs degli esordi (“Thirty”). A suggello una voce particolare, dai toni più bassi di Laura Marling, che canta liriche gonfie di pathos e densità – vedi “Power” – stampate nel retro di copertina dell’LP come non si usa più dagli anni sessanta-settanta (tra le eccezioni: “Tigermilk” dei Belle and Sebastian). I quattro videoclip realizzati non bastano da soli a descrivere la bontà di questa perla cantautorale dalle tante sfaccettature musicali, che solo la riproduzione analogica offre appieno: e ci fa sentire vicini, anche se dall’altra parte del mondo l’uno dall’altro.
“You choose what to believe in, in this flippant time there’s no real reason not to”
(Matteo Maioli)