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“Il ritmo è un’esperienza gioiosa, politica, estetica, spirituale“.
Questo pensiero di David Byrne riassume in poche parole la sua concezione totalizzante e al contempo sublime dell’arte musicale. Nel giorno in cui raggiunge il sessantottesimo anno d’età, il musicista, cantautore e produttore nato negli Stati Uniti ma di origini scozzesi si ritrova, con oltre quarant’anni di attività artistica alle spalle, nel ruolo di figura chiave dell’arte contemporanea: camaleontico, imprevedibile, anticipatore, incatalogabile, dopo aver scardinato la new-wave e il post-punk a capo dei mitici Talking Heads, Byrne ha iniziato una carriera “solista” (le virgolette sono d’obbligo viste le numerose collaborazioni realizzate con i vari Brian Eno, Ryuichi Sakamoto, Fatboy Slim e St. Vincent) che lo ha portato a sconfinare nella world music, nella dance, nell’ambient da colonna sonora cinematografica. Byrne ha dimostrato di essere un genio dalla personalità multipla, sempre capace di reinventarsi, di anticipare mode e tendenze e di realizzare un percorso artistico tutt’altro che lineare, raffigurato splendidamente da Paolo Sorrentino nel suo film del 2011 “This Must Be The Place” attraverso una delle scene più pirotecniche e imprevedibili nella storia del cinema.
La storica voce di “Psycho killer” incarna quel collasso e quella dispersione dei generi che è una delle caratteristiche principali della musica ai giorni nostri, tant’è che, se proprio si fosse costretti a categorizzare la sua musica fluida, meticcia, permeabile e in costante trasformazione, forse “pop” sarebbe il termine più adatto.
La musica e il pensiero di Byrne continuano a permanere sospesi all’infuori e al contempo dentro la realtà, come dimostra il suo ultimo disco “American Utopia” uscito nel 2018, uno spietato ritratto della decadenza degli Stati Uniti di oggi, con il sogno americano ormai diventato utopia di resistenza; un album che ha riscosso molto successo soprattutto per le esibizioni live spettacolari realizzate in tutto il mondo, e per i riadattamenti del disco sottoforma di musical di Broadway e di film di prossima uscita diretto da Spike Lee.
È proprio il caso di dirlo: buon compleanno, Mr. Byrne. Cento di questi giorni!
(Emmanuel Di Tommaso)