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Pochi musicisti sono stati negli ultimi trenta-trentacinque e sono ancora oggi “fondamentali” nel campo della musica rock psichedelica e sperimentale quanto Peter Kember. Forse nessuno. Tutto quello che è venuto nel campo della musica rock psichedelica dopo gli Spacemen 3 è stato condizionato in maniera indelebile dal loro sound e Peter “Sonic Boom” Kember è ancora oggi un punto di riferimento: nuovi gruppi e nuove generazioni di appassionati si susseguono negli anni e si radunano attorno a lui, che forse rispetto a un altro grande come Anton Newcombe, riesce a avere un seguito anche in un mondo come quello di una certa scena “indie” che piace a un pubblico più vasto e che comunque non è sicuramente banale.
Tra le persone cui è dedicato “All Thins Being Equal” (Carpark Records) ci sono nomi che non sono affatto sconosciuti a chi mastica un po’ di musica, come Panda Bear, MGMT e Beach House, gli Stereolab e i Moon Duo, Dean & Britta… Panda Bear è coinvolto e evocato in prima persona su “Just a Little Piece Of Me”; Britta Phillips (Luna e ovviamente Dean & Britta) suona il basso su “I Feel a Change Coming On”. Sono i soli due musicisti coinvolti in un progetto dove il “roster” è composto dalla strumentazione che viene utilizzata e che è chiaramente ricercata e di grande qualità, perché i suoni che ci sono proposti sono di grande qualità e su questo non credo che ci potessero essere dubbi.
Realizzato con il tecnico del suono Guilherme Goncalves, questo è solo il secondo LP pubblicato a nome Sonic Boom trent’anni dopo “Spectrum” (1989),è stato generalmente accolto come un evento, perché a parte tutto sul piano delle pubblicazioni discografiche si considera che il grosso della produzione dell’artista si sia consumato nel corso degli anni novanta. Questo è vero solo in parte tuttavia, stando in effetti a quanto detto all’inizio di questa paginetta, va detto che Peter Kember è un riferimento comunque “attivo” nel mondo della musica, non è una specie di “icona” e questo disco poi è filosoficamente – sebbene opera di un processo di contemplazione – qualche cosa che muove contro l’idolatria, richiamandosi invece a forme di equilibrio e che sono per forza di cose “relazionali”.
Gli stessi strumenti, la strumentazione, ci dimostrano come la tecnologia sia qualche cosa che si presti a essere “usata” e che non sostituisce. Si richiama Ippocrate, c’è una componente etica e ci sono gli strumenti e c’è la scienza e questo qui è un disco sicuramente “pop” in qualche modo infatti (alcuni pezzi lo sono sicuramente più che altri, come ad esempio “The Way That You Live”), ma è un disco che ha soprattutto un contenuto che è e vuole essere curativo, che ha quegli stessi contenuti che fanno parte della cultura della musica gospel. Voglio dire che è gratificante, come rendere grazie, e questo lo riconosciamo a parte che nei contenuti dei testi e nei suoni, anche nelle scelte compositive, forme che sono cicliche, degli autentici mantra e che richiamano a forme di comunità.
Non mancano degli sperimentalismi nel campo della musica minimalista come i suoni sotterranei di “Spinning Coins and Wishing On Clovers”, “My Echo, My Shadow and Me”, che hanno dei toni più oscuri, lo stesso vale in qualche modo anche per “Tawkin Tekno”, ma il filo conduttore è proprio questo processo di acquiescenza: le cose sono uguali perché c’è la ricerca di un equilibrio e alla fine il disco è un processo raccontato traccia dopo traccia e che si conclude o in qualche modo ricomincia, come ritornare daccapo sul solco del vinile come succedeva ingegnosamente con il “Metal Machine Music” di Lou Reed (sebbene poi diversamente sul piano concettuale, certo, questo non è solo manifesto, quella di Lou Reed era idolatria pura) richiamando la crescita interiore e spirituale (“I Feel A Change Coming On”). Questo disco è un dono e noi lo accogliamo come tale, perché questo è il modo migliore per ricambiare.
80/100
(Emiliano D’Aniello)