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“Ecco arriva l’uguaglianza/ Si trascina la libertà/ Questo qui quello là/ Quello su questo giù/ Tutti ricchi un po’ di più/ I più ricchi ancor di più”
Il magazine musicale Rumore ha affidato oneri e onori a una band che si è sciolta 30 anni fa, ovvero i CCCP – Fedeli alla linea. Cadeva infatti un paio di settimane fa il trentesimo anniversario del disco che fu punto di svolta per le carriere e l’indirizzo musicale di quel collettivo di musicisti che vedeva il proprio frontman in Giovanni Lindo Ferretti.
Un punto di svolta che riguarda ogni aspetto del percorso ‘ferrettiano’, per quanto questo epiteto sia del tutto inadeguato a ripercorrere le personalità e le ispirazioni che hanno attraversato tre decenni, negli acronimi CCCP/CSI/PGR. Il crollo del Muro, la disgregazione di quell’Unione Sovietica presa a modello iconografico e ‘altro’, rispetto alla società occidental capitalista, non potevano certo passare e non lasciare traccia nel percorso artistico dei CCCP. Riunitisi in una casa colonica del reggiano (immortalata in una bellissima serie di scatti di Luigi Ghirri), a GLF e Massimo Zamboni si affianca Gianni Maroccolo, bassista uscente dai Litfiba, per curare la produzione di quello che diventerà “EEEP”. A ruota poi, il fedele Ringo De Palma (altra metà della sezione ritmica dei Litfiba), Giorgio Canali, ‘chitarra disturbata che disturba’ e Francesco Magnelli, arrangiatore e tastierista di varie band new wave nel decennio appena passato.
L’album, composto da due dischi e quattro sezioni -una per facciata-, presenta un affresco di totale libertà per quanto riguarda sia le musiche che i testi, tra le migliori liriche ferrettiane, coprendo tutti i classici punti dell’epica del cantante di Cerreto Alpi: critica al consumismo globalizzato, canzoni d’amore, odi rurali e infiniti spunti spirituali.
Una settimana dopo la fine delle sessioni di registrazione, Ringo De Palma morì per overdose, e il gruppo si riunirà per una data unica al Museo Pecci di Prato per eseguire i brani del loro ultimo LP e altri del repertorio dei CCCP sotto il nuovo nome Consorzio Suonatori Indipendenti, che tanta fortuna porterà ai nostri protagonisti. Il tutto viene raccolto in un disco dal vivo (abbastanza raro, ma oggi per fortuna disponibile su Spotify et similia) intitolato “Maciste contro tutti”.
“…come tutti quanti sapete, CCCP non esiste più, quindi in via del tutto eccezionale il Consorzio dei Suonatori Indipendenti, CSI, suonerà per voi”
Leggere la carriera di Ferretti, da questo punto in poi, diventa leggermente più complesso: non esiste più il bianco e il nero, ma tantissime sfumature nelle quali, però, la linea rimane sempre dritta. “Fedeli alla linea/ anche quando non c’è/ quando l’imperatore è malato/ quando muore/ è dubbioso/ o perplesso” . In questi versi dell’85 viene chiarificato tutto quello che verrà dopo, alla faccia di chi, fermo ai simboli senza arrivare al senso delle cose, ancora oggi accusa GLF di essersi venduto alla Chiesa, alle destre, al Capitale.
Le ‘prove’ della personalissima ideologia ferrettiana sono ovunque, sempre uguale a sè stessa e sempre diversa in relazione al mondo che la circonda. Negli ultimi mesi, dopo un semi-ritiro interrotto solo da qualche tournèe non riuscitissima con gli ex-Ustmamò e il coraggioso esperimento di teatro equestre “SAGA”, abbiamo potuto assistere a una specie di ritorno dell’ex punkettone comunista, con tre brani che commentano l’orribile presente che stiamo vivendo. “Non il tempo perduto / un tempo ritrovato / un tempo sconosciuto / stagnante nel regno dell’accelerazione / irrompe in streaming / senza consolazione / connessi tracciabili asettici / comunichiamo solitudini / moleste e sovraesposte”. Fedele alla linea, anche quando non c’è, anche quando significa essere davvero contro.
E se non abbiamo bisogno di voci del genere, in questi giorni…
Ps: per chiudere, tornando a bomba su “Epica Etica Etnica Pathos”, ma vogliamo parlare di quel capolavoro industrial rock che è “Maciste contro tutti”?! Michael Gira, torna a studiare!
(Matteo Mannocci)