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“Quando una donna muore per mano di un uomo non viene distrutta soltanto una vita, si rovinano intere famiglie. A pagare le conseguenze del femminicidio sono madri, padri, sorelle, fratelli, figli. A loro restano i giorni del dopo, i ricordi immobili appesi ai muri, trattenuti dalle cornici, le spese legali, le umiliazioni nei tribunali, le accuse del «se l’è cercata», «era una poco di buono» ”.
È sul loro insanabile dolore, sull’abbandono e sull’ingiustizia che segnano la vita delle famiglie delle donne uccise da un uomo, il compagno o l’ex compagno, che rivolge lo sguardo, con rispetto e coraggio, la giornalista e scrittrice Stefania Prandi autrice del libro “Le conseguenze” pubblicato da Settenove Edizioni, casa editrice nata nel 2013 e primo progetto editoriale italiano interamente dedicato alla prevenzione della discriminazione e della violenza di genere.
La pubblicazione dell’opera è stata preceduta da una mostra fotografica che, con lo stesso titolo, “The consequences”, esposta a Bologna lo scorso anno, ritrae persone, oggetti, ricordi, istanti, vuoti, rimpianti.
In Italia viene assassinata in media una donna ogni sessanta ore e mentre il numero degli omicidi diminuisce, quello dei femminicidi in proporzione aumenta: nei primi sei mesi del 2020 le donne uccise sono state 59 e le violenze in contesti domestici sono aumentate nel periodo del lockdown.
Tra il 2016 e il 2019 Prandi ha raccolto 13 storie e, accanto a ciascuna testimonianza, ha pubblicato una lettera scritta dalle madri per le figlie scomparse: le lettere descrivono la gravità della situazione che stanno vivendo, ma sono espressione del loro profondo amore.
Un atto di resistenza. La narrazione mediatica spettacolarizza la violenza e la confina alla cronaca nera, al contrario l’autrice sceglie una terza via ed entra in punta di piedi nella vita di chi ha avuto la disgrazia di sopravvivere all’uccisione della propria figlia, sorella, madre, e ci racconta con toccante umanità cosa resta di quelle vite distrutte.
“Il femminicidio è una bomba atomica. Le famiglie si distruggono. È molto difficile riuscire a capirsi nel dolore che non finisce mai. Ci sono rabbia, sensi di colpa e una forma di depressione invisibile e costante. Io ho perso tutto, non ho più niente”.
Così Vera Squatrito, una delle madri a cui l’autrice ha dato voce, che affronta ogni giorno un dolore indicibile. Nel 2015 la figlia Giordana Di Stefano è stata uccisa a coltellate dall’ex fidanzato Luca Priolo. Dopo che si erano lasciati, lei lo aveva denunciato. Lui la perseguitava. Con messaggi, chiamate pedinamenti fino a quando una sera l’ha aspettata nel giardino di casa. È sbucato dal buio, è entrato nella sua auto e l’ha colpita più volte. Giordana aveva una bimba e, ora che non c’è più, è sua madre a crescere con amore la nipotina, privata per sempre dell’abbraccio della mamma.
L’autrice racconta come queste madri, padri, sorelle, fratelli, figlie e figli siano ignorati dalla stampa, dalla società, dallo Stato, di come siano condannate a un ergastolo senza possibilità di sconti o permessi. Eppure sono in molti a non smettere di combattere contro l’invisibilità e il silenzio, nemmeno a distanza di decenni dalla morte delle loro figlie, delle madri, delle sorelle. Sono persone che hanno fatto diventare il loro dolore politico, che si impegnano anche nelle istituzioni e tra loro c’è chi scrive libri, chi organizza incontri nelle scuole, chi lancia petizioni, chi raccoglie fondi.
“Il vero amore è questo, non quello degli uomini che le hanno uccise”.
Il libro di Prandi è un grido di verità a lungo sottaciuta, poco considerata, un’attenta analisi sull’ingiustizia che causa la violenza di genere, un mosaico di testimonianze che toccano il cuore e parlano di dolore profondo, di voci che infrangono il silenzio.
Sono madri, padri, sorelle, figli. Sono le persone che restano e cercano di sopravvivere. Nonostante tutto, in ricordo delle loro amate.
(di Paola Belluscio)