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Il nuovo EP di Garda 1990 si chiama “Venti” e non fa riferimento alla matematica, piuttosto a un soffio di vento che scombina le carte in tavola imbandita di emocore. L’idea di fondo è di provare a costruire qualcosa di nuovo, partire da quello che è stato per arrivare a una destinazione che non era prevista, a un nuovo mondo. Il progetto non è più solista, la lingua non è più l’inglese ma l’italiano. Tutto suona più diretto e vivo, allo stesso tempo avvolgente ma energico. Il lo-fi viene messo alle spalle, ma non è un addio.
Nel cuore c’è sempre il ricordo di quel che si è stati, soprattutto se si sceglie di andare avanti. Un concentrato sentimentali forti, riferimenti filosofici e tragica quotidianità.
«Venti non è solo un numero o la sintesi dell’anno che stiamo vivendo, ma si riverisce più a una massa in movimento di parole, sensazioni e immagini di vita reale, che unendosi formano questo EP. La disposizione delle tracce, dall’apertura con Essere alla chiusura con Infra, cerca di restituire il più possibile all’ascoltatore questa azione verbale/sonora di “parole e pensieri lontani” a fatti ed emozioni»
Ecco 7 canzoni che hanno ispirato l’ultima fatica targata Garda 1990.
[Dave, voce e chitarra]
Mineral, “If I Could”
Sicuramente è uno dei miei gruppi preferiti, questa canzone per me è l’emblema della vera musica emozionale e del vero senso delle parola “muro sonoro” che ti trafigge ad ondate alterna della calma per sei minuti.
Verdena, “Onan”
Solo un grande sasso, è per me il disco migliore dei Verdena, altro gruppo della vita, qui dentro c’è tutto, linee vocali oblique che si mescolano con le strumentali che hanno le feels come parola d’ordine.
Qui l’influenza che ha dato una grossa mano allo sviluppo di “Venti” sono i Verdena stessi di quegli anni d’oro, qualcosa di unico irripetibile.
Fine Before You Came, “Paese”
Sincerità disarmante, esigenza e tanto cuore, fine.
[Lolly, batteria]
Goodtime Boys, “The Rain”
Quello che ci vuole quando si cercano le ispirazioni ritmiche, gruppo infinito come potenziale, durato pochissimo.
Basement, “Covet”
Tutto semplice ma efficace, una miscela unica con tinte grunge difficilissima da ottenere nel panorama emo, loro sono incredibilmente concreti, è impressionante la compattezza, la scuola inglese non delude mai.
[Atti, basso]
Gazebo Penguins, “è finito il caffè”
La vita quotidiana e il una costante esplosione di emozioni, e il loro raccontare se stessi ti fa sentire meno solo, con dei pugni allo stomaco, musicalmente parlando.
Interpol, “Obstacle 1”
Atmosfere retrò, uniche e unici loro in toto, le dinamiche non ti permettono un ascolto distratto, obiettivo da perseguire sempre a livello artistico.