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Gli Sleaford Mods ritornano in grande stile con un nuovo lavoro piuttosto ispirato e perfettamente coerente all’interno del percorso che il duo britannico ha intrapreso più di un decennio fa. “Spare Ribs” è schietto e sincero, meditato e impulsivo al medesimo tempo, l’ennesimo grido di libertà che, se non inventa nulla di nuovo, concede all’ascoltatore di costruirsi un tentativo di fuga.
A un anno di distanza dal discreto “Eton Alive”, gli Sleaford Mods continuano il (potente) discorso che aprirono sin da quando iniziarono a pubblicare i loro primi lavori. Il duo inglese mescola con stile e sagacia un punk tagliente e graffiante con un andamento hip-hop nell’approccio e nelle interpretazioni. Il risultato, come ormai sappiamo dai precedenti episodi, è ampiamente promosso. In “Spare Ribs” i due di Bristol non fanno altro che lasciare andare la propria ispirazione e incanalarla in una macchina già rodata.
Se i due non inventano nulla di particolarmente nuovo, riescono, tuttavia, a declinare questo mix originale e personalissimo nel migliore dei modi. Si concedono, anche, operazioni più fini, come le strizzate d’occhio a una electro-new-wave super British che esplode in pezzi incalzanti come “All Day Ticket”. Non mancano sferzate di una ritmicità ipnotica guidate da un basso demoniaco e da un cantato fragoroso come “Elocution” e “Glimpses”, né vengono risparmiati i flirt col trip-hop di “Out There” o la decisione di inserire qua e là collaborazioni (femminili) cruciali che rendono il disco estremamente pepato, versatile. A riprova di ciò basti notare che la presenza di Amy Taylor aiuta a edificare l’andamento un po’ sghembo di “Nudge It” e il featuring di Billy Nomates nella ritmata e tuonante “Mork N Mindy”, uno dei singoli che ha anticipato il disco e uno dei pezzi simbolo del progetto, completa e amplifica le potenzialità del brano.
Un altro merito degli Sleaford è il non concedere quasi mai passaggi a vuoto in un disco. Anche qualora un brano apparisse meno ispirato, ecco che il flow, il testo, l’arrangiamento o l’aggressione punk dell’interpretazione lo redime in toto, rendendolo giustificato all’interno dell’opera. L’impalcatura-disco dei Mods è sempre molto curata e questo, per una band così viscerale e pragmatica, non è affatto scontato.
In questo caos misurato altri episodi, oltre a quelli già citati, emergono con brillantezza evidente. “Short Cummings”, col suo testo durissimo, inquietante e potente, è un vulcano di note e parole che diventa di diritto un altro brano-manifesto del gruppo. La title track “Spare Ribs” sembra emergere da un buio infinito, avvicinarsi pian piano a passi sempre più forti e sfociare in un tappeto elettronico guidato da un basso profondo che sembra inghiottire tutto quello che incontra. Una evoluzione c’è stata, ed è chiara e convinta: il duo ha deciso di modificare, almeno in piccola parte, il suo sound primigenio, rendendo più raffinati alcuni aspetti dei brani.
In definitiva, in un sentiero importante che ha una sua dignità e un suo innegabile fascino, gli Sleaford Mods oggi sembrano addirittura più maturi di ieri, anche se già dagli inizi avevano manifestato – e, in un certo senso, professato – convinzioni e cardini ben fissi e chiari. E sono quelli giusti, perché attraverso questi il loro universo artistico sa farsi valere.
71/100
(Samuele Conficoni)