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Sette anni di attesa non sono stati vani. I Notwist, inizialmente una band dalle sonorità post-hardcore fondata a Monaco di Baviera nel lontano 1989 dai fratelli Markus e Micha Acher, accendono il 2021 con “Vertigo Days”, disco caleidoscopico che riassume tutta la loro arte in un identico filo conduttore dei quattordici brani tra viaggio, amore, esperienze e annullamento della distanza. Preceduto dall’EP “Ship”-“Loose Ends”, trip kraut con il tocco esotico della voce di Saya dei Tenniscoats il primo, una ballata rarefatta dal crescendo in stile Deus la seconda, questo nuovo lavoro si inserisce tra le migliori produzioni del trio (completato da Cico Beck).
Markus Acher spiega così il progetto dietro a “Vertigo Days”: “We wanted to question the concept of a band by adding other voices and ideas, other languages, and also question or blur the idea of national identity“. I Notwist lo realizzano collaborando con alcuni dei musicisti più stimolanti della scena odierna, come il poli-strumentista di Chicago Ben LaMar Gay in “Oh Sweet Fire”, per la quale scrive “a love lyric for these times, imagining two lovers in an uprising hand in hand.” La traccia riesce a superare i limiti di genere – dub e psichedelia vanno a braccetto eppure il risultato è quasi pop – e ad insinuarsi sottopelle nelle emozioni dell’ascoltatore: esemplari anche “Where You Find Me” (con un basso dominante sull’arrangiamento barocco) e “Sans Soleil”, perfetta nel suo racconto melodico e fragile, “From this room into the dark/I knew right from the start/No one will I find here/But I know I’m not alone/On a planet that you call home/No more runaway from now“.
Altri ospiti di rilievo sono la clarinettista jazz Angel Bat Dawid in “Into The Ice Age”, brano dalle derive post-rock che evoca gli ultimi Talk Talk, mentre la songwriter argentina Juana Molina canta e suona le tastiere nella briosa “Al Sur”; Saya dà una mano pure a “Into Love/Stars”, che sembra uscire dritta da “Neon Golden”. Crediamo che possano aver registrato le parti dagli studi di casa, visto che la produzione di “Vertigo Days” si è estesa dal 2018 fino all’anno scorso. A testimonianza di una forza intrinseca all’album sita un insieme di canzoni che si susseguono come un’unica entità e le liriche come un poema. Sulle problematiche del mondo, le nostre lotte quotidiane, e appunto, annullamento della distanza. Fondamentale in questi tempi difficili, come rivela Markus: “As the situation changed so dramatically, the theme of ‘the impossible can happen anytime,’ more about personal relationships in the beginning, became a global and political story“. C’è infine una evidente natura cinematica nei brani (operazione che li avvicina ai Califone di “Echo Mine”) risultato del lavoro dei Notwist sulle soundtracks e che troviamo nell’artwork fotografico di Lieko Shiga.
“Vertigo Days” ci regala un gruppo in ottima forma, tanto nella veste rock di “Exit Strategy To Myself” quanto nei ricami bucolici à la Sigur Ros della conclusiva “Into Love Again”. Bentornati!
82/100
(Matteo Maioli)
Photo in home by Johannes Maria Haslinger
fornita da Uff. Stampa PROM-O-RAMA