Share This Article
“Un lamento nell’etere, una forza androgina divina, un’epurazione trascendentale del caos vertiginoso della Gran Bretagna post-verità”, così descrive il suo nuovo progetto Gazelle Twin, moniker della compositrice elettronica Elizabeth Bernholz, accompagnata dalle voci ultraterrene del gruppo corale Nyx. Un progetto che per molti versi si appoggia sull’eccellente Pastoral, disco del 2018 e viaggio febbrile fra sinistri canti folcloristici, congiure pagane e distopie iperreali. I claustrofobici trasalimenti elettronici qui però lasciano spazio alle armonie spettrali del coro Nyx, accentuando ulteriormente le tematiche celtiche e pagane, e il sublime industriale ballardiano dei testi, l’involucro lirico in cui si dipanava Pastoral, tramuta in sentimenti molto più primordiali.
I rintocchi delle campane da chiesa e i ronzii atavici di “Glory” aprono il disco, seguita dalla distopica “Folly”, dove Bernholz si domanda spossata: “what species is this? / what century is this?”. Il nucleo concettuale del disco resta infatti la crisi di identità nazionale, descritta efficacemente dall’accademico Patrick Wright come “this deep-frozen English nationalism”, un misto fra il drone folk di “Fire Leap”, riarrangiamento della colonna sonora dell’horror britannico The Wicker Man scritta da Paul Giovanni, e il divorante spirito neo-liberista di “Throne” (“I gather your souls / eat your debts”). È un nazionalismo che ricostruisce il passato, una memoria sbiadita dei giorni migliori che evoca una prelapsaria condizione di stabilità (“Better in My Day”). Nella traccia “Jerusalem”, l’inno composto dal poeta William Blake è progressivamente lavorato dai glitch, dalla moltitudini di voci fino a trasformare il familiare in unheimlich, il sacro in satanico. Le ultime due tracce si addentrano ulteriormente in questo oscuro tumulo, le voci tremano e sibilano in una turbante trenodia, prima di abbandonarci nel silenzio con cui termina il disco.
“Deep England” è la perfetta colonna sonora all’horror psicologico che stiamo vivendo, la pellicola di una perdita di identità personale e collettiva che continuiamo guardare svilupparsi, sperando che la nuova vita data a questi brani investa anche noi.
77/100
(Viviana D’Alessandro)
Foto in evidenza di Earl Wan, presente sulla pagina Facebook ufficiale dell’artista per fini promozionali.