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L’immediatezza e la semplicità con cui il fumetto riesce a veicolare informazioni in maniera comprensibile lo ha da sempre reso utile strumento didattico, di divulgazione scientifica e giornalistica, ma nella storia del medium sono molti i casi del suo uso politico. Non solo satira caustica e intelligente che fa da sano e imprescindibile contraltare al potere costituito sin dal XVII secolo, ma anche attraverso libelli e opuscoli di propaganda politica.
Tra febbraio e marzo del 2021 alcuni fatti avvenuti in Italia e in Germania, paese che mi ha adottato, hanno portato ancora una volta sotto i miei occhi la questione dello sdoganamento di fumetti prodotti da case editrici legate a doppio filo con (e anzi propaggini vere e proprie di) partiti e movimenti di estrema destra. Il dibattito su questo tipo di pubblicazioni e sulla loro analisi è sempre acceso e complesso: molti potrebbero leggere articoli del genere come pubblicità involontaria e non richiesta, pensando che il modo migliore, forse l’unico, per affrontare questo tema sia semplicemente ignorarlo. Purtroppo, girare la testa da un’altra parte non fa sparire un fenomeno esistente, in alcuni casi addirittura istituzionalizzato, ma contribuisce solo a renderlo poco conosciuto, estraneo al dibattito culturale e a rendere la loro distribuzione un paradossale “fatto compiuto”. Non volendo guardare altrove, ho sentito la necessità di mettere un po’ di fatti e riflessioni su carta, ma assicuro che per mia precisa volontà non conterrà nessun link diretto a case editrici e quotidiani che non rispecchiano i valori con cui sono cresciuto e che proprio i fumetti hanno contribuito a formare.
IL CASO COMIXENE, HYDRA COMICS E I SUOI FRATELLI
L’evento che mi ha spinto a scrivere questo pezzo risale al 25 febbraio 2021, quando ho notato uno strano post (ora purtroppo modificato e visibile solo nella foto sottostante) sulla pagina Facebook ufficiale di Comixene, una delle più importanti riviste tedesche dedicate al fumetto: il direttore Rene Lehner in persona rende noto che la pubblicazione di un comunicato stampa di presentazione della neonata Hydra Comics nel numero 138 sia stato fatto senza ricerche adeguate, che non verrà offerto nessun forum di discussione per la casa editrice in futuro e anzi invita a fare interventi nel numero successivo per indagare le origini e le persone questo editore.
Ma quali sono le origini segrete che si dovrebbero ricercare? In realtà, queste radici sono abbastanza comprensibili dal tono del comunicato ed erano note già a molti, che proprio in seguito alla pubblicazione del comunicato stampa hanno preso posizioni nette, chiedendo pubbliche scuse da parte della rivista. Hydra Comics (i lettori Marvel riconosceranno in questo il nome di una nota organizzazione terroristica nazista Marvel) è una casa editrice che nasce a Dresda, città diventata tristemente nota negli ultimi anni, insieme a tutto il Land della Sassonia, per la nascita di molti movimenti di estrema destra, xenofobi e identitari quali Pegida, Identitäre Bewegung (Movimento Identitario, nato in Francia ed espansosi poi in tutta Europa) e Ein Prozent (l’Uno percento, che annovera tra i sostenitori il magazine di destra Compact e una frangia di estrema proveniente dal partito di destra AfD, Alternative für Deutschland). Proprio questi ultimi due gruppi hanno finanziato la creazione di Hydra Comics, il cui fondatore è Michael Schäfer, ex politico partito dalla CDU per passare poi nel gruppo di estrema destra NPD (Nationaldemokratische Partei Deutschland, ovvero Partito Nazionaldemocratico della Germania), per anni dirigente dei Junge Nationaldemokraten (JN) e attivo in altri gruppi di estrema destra, come riportato tra gli altri dal sito di ricerca sull’estremismo di destra Blick nach Rechts (uno Sguardo a Destra), da una attenta analisi (datata 8 febbraio 2021) da Jonas Dau per Belltower News e dallo studioso di fenomeni di estrema destra (anch’egli giornalista di Belltower News) Robert Wagner sul suo account twitter.
La casa editrice, sul suo sito Internet, si dice “aperta a tutti quegli autori che nel panorama odierno non trovano un posto in cui pubblicare”, offre spazio a “opere non conformi, anche provenienti dall’estero” in difesa di quei lettori e quegli artisti che si sentono “limitati da un settore in cui l’ideologia viene prima del talento”. Come notato da Jonas Dau, in un primo momento si potrebbe pensare a parole innocue, magari riconducibili a uno spirito da fumetto underground, ma in realtà i termini chiave della presentazione (nonché i numerosi riferimenti nel primo volume pubblicato dalla casa editrice) rimandano a parole d’ordine della comunicazione della nuova destra, a quella volontà di costruire una “controcultura nera” che si muova al di fuori degli schemi della “dittatura del buonismo”.
Una volontà ribadita dallo stesso Schäfer in un’intervista datata 3 gennaio 2021 (quindi più un mese prima della stampa di Comixene) a un sito di informazione della destra identitaria, il Tagesstimme (fondato a febbraio del 2018 proprio da esponenti del Movimento Identitario). In questo articolo si leggono riferimenti ai “veri patrioti” e al loro spazio nel mondo del fumetto, alla politica che da sempre influenza il mondo del fumetto (citando, fuori contesto, gli albi Capitan America e Superman stampati durante la guerra), e di come la diversità “forzata” e il politicamente corretto stiano rovinando questo ambiente. E l’esperimento sembra prendere forma piuttosto velocemente, dato che attorno a questo progetto si stanno già raccogliendo artisti della scena dell’estrema destra come il writer Wolf PM (le cui scritte richiamano i caratteri calligrafici di epoca nazista) e Remata’Clan dalla Turingia.
Come accennato poco sopra, lo spotlight offerto a questa casa editrice ha suscitato un’ondata di sdegno nei confronti di Comixene. La prima è stata quella di Emanuel “Emu Bizzarro” Brauer, blogger e youtuber esperto di comics americani molto noto nel mondo del fumetto tedesco, nonché collaboratore freelance della rivista, che ha preso ufficialmente le distanze dal periodico e interrotto ogni rapporto lavorativo finché non saranno arrivate scuse e chiarimenti, dicendosi inoltre deluso dal comportamento della dirigenza e affermando che “dopo tutti gli anni di attività sulla scena e l’esperienza accumulata dai responsabili della rivista, una cosa del genere non sarebbe dovuta accadere”. L’autore ha chiamato a prendere le distanza anche alcune case editrici che spesso pubblicano estratti dei propri lavori sul periodico: tra queste, Splitter Verlag ha risposto con prontezza, affermando che “senza una presa di distanza netta, il magazine [Comixene] non dovrà più scrivere e mandarci fatture per far pagare spazi pubblicitari” . Anche Hella von Sinnen, conduttrice del famoso Der Comic Talk, una serie di incontri online a tema fumetto, sponsorizzato proprio da Comixene, ha messo in stand by la partnership in attesa di una chiara dichiarazione e presa di distanza. Ancor più clamoroso è stato lo sfogo (ora cancellato) del gestore della pagina twitter di Comixene, che si è apertamente dissociato dalla dirigenza proprio sulla pagina ufficiale del magazine.
Infine, un altro duro intervento è arrivato dall’autrice Sarah Burrini (creatrice del fortunato webcomic Das Leben ist kein Ponyhof), che ha suggerito ad altri colleghi di non collaborare più con Comixene non solo per il fatto puntuale, ma anche per altri atteggiamenti del passato che andavano nella stessa direzione. Affermazioni confermate anche da un vecchio screenshot ripostato dal suo collega Ralf Singh. In quel caso la pietra dello scandalo era stata la scelta, per il numero dedicato alla nascita della rivista Pilote, di una copertina del magazine contenente una gag giudicata razzista: ai commenti che mettevano quantomeno in discussione questa peculiare decisione, il direttore stesso aveva rivolto una dura risposta in cui lamentava il fatto che si potesse ormai scherzare solo “su uomini bianchi e vecchi” e che “per i nuovi puristi sinistroidi i poveri negretti1 devono essere protetti dalla cultura tedesca”. Una risposta che contiene molti termini usati da una certa retorica estremista tedesca, come ad esempio il termine Gesinnung, che indica l’orientamento politico, e oggi molto usato dalla destra per paventare una Gesinnungdiktatur, “dittatura di una sola visione politica”.
Questo post, unito al più recente avvenimento e alla scelta del giornale di cancellare tutti i commenti, ha incrementato i dubbi nei confronti della dirigenza di Comixene e della genuinità della sua replica. Un fatto che prima di tutto danneggia una rivista di grande spessore critico e divulgativo, ricca di contenuti che lo stesso Rene Lehner ha saputo mantenere ad alto livello sin dal suo rilancio avvenuto nel 2012. Più in generale, queste polemiche testimoniano il clima pesante che si respira in Germania, all’indomani della commemorazione della strage di Hanau (attacco avvenuto il 19 febbraio 2020 che provocò la morte di 10 persone, tutte di origine turca e identificato dal Bundeskriminalamt2 come “razzista e ispirato dal terrorismo di destra”) che ha riaperto la discussione del terrorismo di destra in Germania, e della proposta di messa in sorveglianza da parte dei servizi segreti tedeschi di Alternative für Deutschland perché considerato un movimento/partito pericoloso per la democrazia. Seppur il tribunale amministrativo di Colonia abbia per ora messo in attesa questa richiesta, l’ala più radicale del partito è già tenuta sotto controllo: una cosa mai avvenuta dal dopoguerra ad oggi.
Il fumetto di destra in Germania (e in generale in tutti i paesi di area germanofona) non nasce certo con Hydra Comics, che si aggiunge ad altre realtà sorte negli ultimi anni, come riportato dal sito antifainfoblatt. Prima di tutto ci sono fumetti prodotti dai partiti stessi. Ad esempio Emilia and friends, 7 brevi racconti pubblicati tra il 2017 e il 2018 sulla pagina della sezione AfD di Berlino e scritti dallo stesso caposezione Georg Pazderski: la protagonista, una ragazza dalle sembianze di uccello e fervida sostenitrice di AfD, difende le posizioni più estreme del partito contro una società fatta di crimini e piagata da una presunta “mancanza di libertà”. L’idea dei queste vignette è ispirata dall’FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs), partito di estrema destra austriaco (nonché sostenitore e traino del movimento Unitario e di Ein Prozent) che negli anni ha prodotto numerose strisce e vignette con protagonista addirittura il segretario Heinz Christian Strache, dipinto come un supereroe azzurro che lotta contro i mali della società liberale, spesso circondato da tantissimi riferimenti al nazismo e alle sue derive esoteriche (rune e slogan di vario tipo).
Infine, arriviamo a Der Vigilant, un fumetto che vede un vendicatore proteggere i “cittadini per bene” contro un partito dittatoriale ecologista e la sua macchina mediatica progressista: il sogno di violenza impunita contro il diverso e il buonismo dell’estrema destra diventa qui racconto esplicito. A pubblicare il fumetto è Eric Zonfeld (di Zonfeld-Comics) attraverso la casa editrice HJB-Verlag di Hansjoachim Bernt, editore già noto per la produzione di romanzi sci-fi, spesso indirizzati a un pubblico di giovani, infarciti di xenofobia, razzismo e riferimenti espliciti al nazismo, tanto da essere segnalato dal Tribunale Amministrativo di Colonia poiché “il contenuto dei libri stimola l’odio razziale, glorifica o minimizza le idee del Nazionalsocialismo, glorifica i membri delle SS e discrimina gli omosessuali”.
Proprio di questa pubblicazione si è occupato recentemente, Alfonz, altro importante magazine dedicato al fumetto, scegliendo un approccio completamente diverso da Comixene: dopo aver superficialmente richiesto una copia stampa per recensione ed essendosi resi conto dell’errore, i giornalisti Thorsten Hanisch e Peter Lau hanno imbastito un dibattito a due in cui si parla del fumetto in maniera profondamente critica e contestualizzata, sottolineandone la narrazione frammentaria, ma anche dettagli subdoli inseriti per non far marchiare immediatamente il fumetto come “opera di estrema destra”, nonostante i contenuti politici siano ben chiari e la lotta sempre indirizzata verso il diverso identificato come nemico. Non manca una riflessione, in cui vengono chiamati in causa anche i lettori, su cosa fare con questi fumetti, se parlarne o meno, per lo stesso discorso fatto all’inizio di questo articolo. Resta la constatazione degli autori che queste pubblicazioni, forse non rilevanti numericamente, possano essere comunque pericolosi per la circolazione di determinate idee, in un momento che vede, anche in Germania, l’esplosione delle teorie del complotto e di manifestazioni violente che si sono spinte fino al tentativo di assalto al Bundestag.
La discussione sugli elementi di propaganda di destra nel mondo del fumetto è un tema da tempo dibattuto in Germania e un riassunto esaustivo si può trovare nel corposo e interessante saggio accademico Rechtsextremismus, Rassismus und Antisemitismus in Comics curato da Ralf Palandt . A questi lavori più tecnici si aggiungono fumetti che si pongono in aperto contrasto con il dilagare del neonazismo: testimonianze dirette quali Drei Steine di Nils Oskamp, in cui l’autore racconta la sua esperienza con un gruppo di nazisti che lo presero di mira durante la sua adolescenza, oppure Brunchlinien, opera a metà tra fiction e realtà di Anne König e Nino Paula Bulling, in cui si ricostruiscono alcuni episodi collegati agli attentati di inizio 2000 compiuti dall’organizzazione terroristica di estrema destra NSU (Nationalsozialistischer Untergrund), fatti che hanno ispirato anche Oltre la Notte, film di Faith Akin con protagonista Diane Kruger e vincitore di un Golden Globe nel 2016. Ma Il tema dell’estremismo di destra, e anche della volontà di arginarlo, è sentito da molti altri fumettisti tedeschi, i quali, supportati dal prestigioso Salone di Erlangen, si sono uniti all’iniziativa Comics gegen Rechts (Fumetti contro la destra), che organizza incontri e convegni a tema, oltre ad avere un proprio sito internet su cui vengono ospitate vignette satiriche o che veicolano messaggi di inclusione, diversità, pluralismo: nonostante il termine “contro” presente nel nome, questo progetto è soprattutto a favore di valori positivi, un invito a essere “colorati e non marroni” (il colore delle divise delle SS naziste).
SE IL FUMETTO FASCISTA ENTRA NELLE SCUOLE ITALIANE
Questo episodio si ricollega a un altro portato alla mia conoscenza dall’autore Paolo Castaldi e riguarda invece il nostro paese, in particolare una data, il 10 febbraio. In questo giorno, dal 2004, si celebra il Giorno del Ricordo, la commemorazione dei massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata che videro la mobilitazione di un numero imprecisato (gli storici indicano un range dai 200.000 ai 350.000) di italiani dall’Istria e l’esecuzione di 5000 (secondo altre fonti 11.000) italiani da parte dei partigiani Jugoslavi. Una data importante, che ricorda una tragedia che si inserisce nella travagliata storia delle popolazioni a confine tra Italia e Balcani, un’area da sempre abitata da slavi e italiani, dai confini mille volte cambiati da accordi e trattati, che portarono spesso scontri, violenze e persecuzioni a cui non scampò nessuna etnia (si parla di foibe, molto meno spesso delle stragi sistematiche e dei campi di sterminio del periodo fascista3 ). Una storia poco conosciuta di cui le foibe rappresentano un capitolo per molti anni minimizzato e oggi giustamente ricordato, ma purtroppo ancora molto divisivo a livello storico e soprattutto politico. Il fumetto, come già fatto in altri ambiti, potrebbe supportare la corretta divulgazione di questa storia, unendo testimonianze e ricostruzione storica, come fatto ad esempio nel graphic novel Placinche, realizzato nel 2012 da Alessandro Tota e Caterina Sansone, in cui quest’ultima ripercorre la storia della propria famiglia cacciata dall’Istria.
La decisione operata dall’amministrazione comunale di Ascoli Piceno e del sindaco di Fratelli d’Italia Marco Fioravanti per il Giorno del Ricordo 2021 è però andata in un’altra direzione: per parlare di questo evento è stato deciso di comprare e regalare agli studenti ascolani il libro Foiba Rossa. Norma Cossetto. Storia di un’italiana di Emanuele Merlino e Beniamino Delvecchio. Questa storia non avrebbe nessun motivo di arrivare su quotidiani nazionali, se non fosse che il fumetto è pubblicato da Ferrogallico, editore di fumetti legato a doppio filo con l’estrema destra. Ispirata nel nome a un inchiostro nero ricavato dalla galla usato in Europa sin dall’antichità, la casa editrice è stata fondata nel 2017 da cinque soci, tra i quali Marco Carucci, ex portavoce di Forza nuova a Milano, Alfredo Durantini, anch’egli dirigente lombardo di Forza nuova, e infine Federico Goglio, in arte Skoll, cantautore identitario. La casa editrice nel 2018 ha stipulato un contratto di distribuzione con Altaforte, fondata da Francesco Polacchi, ideatore del brand Pivert ed ex responsabile nazionale di Blocco Studentesco, nonché editore del Primato nazionale, settimanale di CasaPound): l’editore era salito alla ribalta nel 2019, quando si era trovato al centro di numerose polemiche per l’annuncio della sua partecipazione (e successiva esclusione) al Salone del Libro di Torino. CasaPound che aveva tra l’altro già avuto a che fare con il mondo del fumetto, rendendosi protagonista di un vero e proprio blitz per colpire il fumetto satirico Quando c’era Lvi di Daniele Fabbri e Stefano Antonucci, rovesciando della Coca Cola sulle copie in vendita al Romics 2016.
Nella presentazione sul sito di Ferrogallico l’editore definisce i suoi fumetti “ostinati e contrari”, coraggiosi nel presentare storie taciute, su cui “grava il velo di silenzio del conformismo culturale, del ‘politicamente corretto’”. Insomma, tutti slogan già visti sul sito di Hydra Comics, parole d’ordine che il neofascismo e le sue derive hanno sbandierato dagli anni ’70 in poi, adattandosi ai cambiamenti del panorama politico per rimanere sempre a galla e trovando pertugi in cui infiltrarsi nella coscienza comune. Un’opera di propaganda che comincia, grazie al supporto di politici in posizioni istituzionali, proprio dalle scuole. Oltre alla scelta di Ascoli Piceno, infatti, altre amministrazioni hanno deciso di regalare a istituti scolastici il fumetto dedicato a Norma Cossetto: ad esempio la Regione Piemonte , oppure una consigliera di FdI a Pavia, o ancora, tornando al 2019, l’assessore all’Istruzione, Formazione, Lavoro, Trasporti del veneto Elena Donazzan. A questo possiamo aggiungere l’invito (poi revocato) alle celebrazione del Giorno del Ricordo che il consiglio comunale di Firenze ha invitato allo stesso Merlini.
Questa catena di avvenimenti non è isolata al solo volume sulle foibe: anche il fumetto sulla vita di Nino Benvenuti, esule istriano, ha avuto grande diffusione nelle scuole, trovando addirittura fonte di pubblicità su un quotidiano nazionale come La Gazzetta dello Sport. E come non citare la donazione del comune di Verona a scuole e biblioteche comunali del fumetto dedicato a Sergio Ramelli, giovane membro del Fronte della Gioventù ucciso da militanti di Avanguardia operaia nel 1975 e diventato ben presto uno dei simboli del neofascismo. Insomma, un’opera di diffusione mirata a entrare in contatto con i più giovani, sfruttando un mezzo accattivante e di facile comprensione per fare propaganda politica esplicita, che per di più porta nelle tasche dell’editore veri e propri finanziamenti pubblici.
Se si escludono i prodotti di importazione, molte delle opere del catalogo di Ferrogallico, alcune delle quali istituzionalizzate da incontri convocati da gruppi di Camera e Senato vicini alla casa editrice (in particolare FdI), sono accomunate da alcuni elementi ricorrenti. Da una parte abbiamo la forma artistica e narrativa, quella che meglio posso giudicare in base alle mie competenze dopo la lettura di un paio di opere. Prendendo ad esempio il fumetto dedicato a Norma Cossetti, lo stile realistico usato per dare al contenuto un effetto “storicamente corretto” appare sempre rigido e sgraziato, minato alla base da troppi errori di anatomie e prospettive, spesso più attento a creare immagini da usare per la propaganda, fino ad arrivare a usare l’immagine, terribile, dello stupro finale non per testimoniare un atto terribile, quanto piuttosto creare un macabro e goffo effetto shock, che manca di tatto e rispetto per quella protagonista che vorrebbe onorare; una prosa pomposa e retorica allo sfinimento, con dialoghi lapidari utili solo per trasmettere una tesi preformata, e una definizione macchiettistica dei personaggi, sia quelli considerati “buoni” che quelli “cattivi”.
Se già da questi elementi il giudizio che emerge è quello di essere di fronte a opere di scarso valore, la questione, ben più importante, dei contenuti porta la riflessione su un livello più profondo: partendo dall’accurata analisi del volume su Norma Cossetto fatta dal collettivo Nicoletta Bourbaki, gruppo di lavoro sul revisionismo storiografico che vi invitiamo a leggere, si vede come il fine dei volumi di Ferrogallico non sia quello di onorare queste vittime facendo ricostruzioni storiografiche attente, bensì di creare una narrazione in chiave nostalgica, usando ogni tragedia per costruire un mito di “gloria e vittimismo” del “buon fascismo” e per trasformare i morti in santini propagandistici. Ogni evento è svilito, distorto, perennemente decontestualizzato e scolpito nella retorica revisionista. Nel caso di Foiba Rossa, la mitizzazione della presenza italiana in Istria, senza alcun l’accenno alle popolazioni slave che fin dai tempi antichi hanno vissuto in quelle terre, o la rappresentazione dei generosi italiani fascisti contro i viscidi slavi comunisti si aggiungono a tante altre piccole e grandi falsificazioni, inesattezze che si estendono anche ai contributi (prefazioni e postfazioni) di vari membri delle associazioni di esuli, i quali dovrebbero essere interessati a conservare con rispetto e correttezza la memoria storica di questi fatti, non sue grottesche deformazioni.
A chiudere il cerchio del percorso tracciato in questo articolo, è importante segnalare che Hydra Comics ha annunciato la pubblicazione di un fumetto dedicato a Yukio Mishima, controversa e affascinante figura della cultura giapponese, artista, poeta, regista, scrittore, ma anche strenuo nazionalista e quindi diventato feticcio decontestualizzato delle destre: il fumetto è stato realizzato proprio da Ferrogallico, sempre nell’ottica che vede l’”ideologia superare il talento”, il trasformare figure complesse in manichini vuoti e strumentalizzati. Il primo atto di un inquietante asse che lega le “controculture” di destra a livello fumettistico.
CONSIGLI DI LETTURA PER CITTADINI INFORMATI
Nel cercare una chiusura per questo pezzo, mi sono interrogato se finire con la frase precedente, e quindi lasciare il punto su una nota dolente, oppure se offrire qualcosa di diverso, un’alternativa. E mi sono detto che no, non sarebbe stato giusto dare qualsivoglia dignità a questi fumetti. Soprattutto quando là fuori ci sono tante belle letture da fare e tanti lettori che hanno fame di conoscenze più approfondite, che cercano spunti di riflessione e non di opere infarcite di slogan. Quindi mi sembra giusto partire consigliando tanti titoli del ricchissimo catalogo BeccoGiallo, che del graphic journalism ha fatto il suo cavallo di battaglia e il cui nome omaggia un quotidiano satirico perseguitato e chiuso dal fascismo: per rimanere in tema di estremismi, Lupi Bianchi. Rapporto sul terrorismo neonazista in Europa è un’interessante inchiesta sull’ultra destra in Germania del giornalista tedesco David Schraven (grande studioso di movimenti di estrema destra) e Jan Feidt. Per guardare al passato e alla storia del popolo tedesco durante e dopo la dittatura nazista sono consigliate le testimonianze di Barbara Yelin con Irmina (Rizzoli Lizard) e Heimat di Nora Krug (Einaudi Stile Libero).
Guardando invece all’Italia, la cronaca e il racconto storico per capire i tempi del fascismo si possono trovare, solo per fare alcuni esempi, nel graphic memoir Patria di Bruna Martini, Il delitto Matteotti di Francesco Barilli e Manuel De Carli (entrambi BeccoGiallo) oppure il Mistero dell’Isolina di Cinzia Ghigliano e Marco Tomatis. Il rapporto tra fascismo e fumetti è stato affrontato anche nell’ottimo saggio Eccetto Topolino di Gadducci, Mori, Lama (NPE) e, nell’ottica più ampia del fenomeno del razzismo in Italia, nell’antologia Le storie nere del Corriere dei Piccoli. Il colonialismo italiano del primo 900 a fumetti (Comicout). Se invece si volesse approfondire l’estremismo di destra nell’Italia degli anni di piombo, due titoli imprescindibili sono La Prima Bomba di Marco Rizzo e La Tram (Feltrinelli Comics) e Piazza Fontana di Francesco Barilli e Matteo Fenoglio. Infine, per comprendere il Nord-Est italiano e la sua travagliata storia, oltre a Placinche di Tota e Sansone, la magnifica graphic novel L’Inverno d’Italia di Davide Toffolo, la storia non tramandata e dimenticata delle persecuzioni fasciste ai danni delle popolazioni slovene, forse una delle testimonianze storiche a fumetti più importanti mai scritte.
Tutte queste opere, e molte altre ancora, riescono spesso a coniugare emozioni e ricostruzione storica, senza mai arrogarsi il diritto della verità assoluta laddove non supportata da fatti storici, e preferendo allora offrire testimonianze dirette che raccontano storie di persone vere nel loro contesto storico, senza trasformarle per perseguire fini di propaganda politica. Una serie di opere alternative a quelle viste in questo articolo, da consigliare a tutte le amministrazioni comunali: opere in grado di creare una coscienza critica senza alcuna imbeccatura ideologica e di formare i cittadini del futuro.
Di
- Qui un gioco di parole che chiama in causa una vecchia filastrocca con protagonisti zehn Negerleien, le cui origini risalgono all’inglese Ten Little Injuns dello statunitense Septimus Winner, poi diventato Ten Little Niggers grazie a Frank Green e tradotta solitamente in italiano con 10 Piccoli Indiani, recuperando la prima edizione di Winner ↩
- BKA, ufficio federale della polizia criminale federale, comparabile all’FBI e con il compito di coordinare le polizie dei vari stati, oltre che di indagare su crimini nazionali, tra cui quelli terroristici e di matrice politica ↩
- Alessandra Kersevan, Lager italiani. Pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili Jugoslavi 1941-1943, 2008, Nutrimenti ↩
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