Share This Article
Sono i secoli che rendono preziosa una dimora storica? Con Italia a Palazzo proseguiamo insieme il viaggio nella storia e nella cultura alla scoperta delle architetture italiane e di ciò che esse contengono, realizzate dai più importanti artisti al mondo; oggi ci raccontano il loro vissuto, le famiglie nobiliari ad esse legati, le loro trasformazioni, la storia delle loro collezioni d’arte.
Prima di entrare nel Palazzo Barberini, uno dei più rilevanti e monumentali edifici Barocchi di Roma, vi racconto che: a questo Palazzo, in special modo alla sua facciata, mi legano ricordi risalenti al 1996 circa, quando da collaboratore restauratore, partecipavo al suo restauro.
La memoria mi fa risalire l’idea di quanto fossi soddisfatto e onorato di poter contribuire alla sua conservazione, e ora ogni qualvolta mi trovo ad oltrepassare quel cancello penso alle persone che ho incontrato, ai volti stanchi e sorridenti dei miei colleghi, alle giornate di duro lavoro e impegno, alla solidarietà che si creava e che traspariva in special modo nel pomeriggio dove l’aria da quell’altezza si faceva sentire leggera, fresca e anche fredda o calda e il sole, che ci abbracciava nel pomeriggio baciandoci.
Il ricordo del suo svelamento fu l’apice della contentezza giunta con l’ammirazione del suo rinnovato splendore.
Palazzo Barberini, l’esempio più noto al quale ricondurre l’ideale di palazzo barocco, è il frutto del lavoro dei più importanti architetti del Seicento: Carlo Maderno, Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini.
Il papa Urbano VIII (Maffeo Barberini – Firenze 1568 – Roma 1644), acquista nel 1625 per i nipoti, investiti di cariche e onorificenze, il nuovo palazzo di famiglia, una villa sul colle del Quirinale di proprietà della famiglia Sforza, e commissiona il progetto e la realizzazione a Carlo Maderno (1556-1629).
L’architetto inserisce la villa, in un nuovo progetto architettonico: l’ala Sforza, ossia la parte di edificio già realizzato e che guarda l’attuale Piazza Barberini, dov’era l’antico accesso, viene collegata ad un’altra ala, ad essa parallela, creando un braccio centrale.
La nuova pianta dell’edificio ha una forma ad “H” decisamente innovativa, che ne fa uno straordinario esempio di Storia dell’architettura Italiana.
Maderno realizza una struttura ad ali aperte che racchiude un vastissimo giardino, all’interno del quale vi si trovano piante rare, cortili segreti e giardini all’italiana.
Lo schema attuale vede una facciata porticata sulla quale si innalza una bellissima finta loggia vetrata, a tre piani, disegnata con ogni probabilità da Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), successore di Carlo Maderno nella direzione del cantiere nel 1629.
Varcando la cancellata progettata dall’architetto Francesco Azzurri nel 1948, realizzata poi nel 1865, che mostra i bei Telamoni, opera di Adamo Tadolini, si apprezza bene la visione del Palazzo.
Entrando ci accoglie la scala a pozzo quadrato, progettata dal Bernini, (foto 3), dalla quale si accede al salone di rappresentanza affrescato da Pietro da Cortona (foto 4), da un lato, e dalla straordinaria scala elicoidale a pianta ovale, probabilmente disegnata da Francesco Borromini (Francesco Castelli, 1599-1667) (foto 5).
A partire dal 1620 ca. numerose maestranze lavorano alle decorazioni interne fino alla metà del Settecento, quando l’ultima erede diretta, Cornelia Costanza, fa realizzare un appartamento in stile rococò all’ultimo piano. Ed è questo il secolo al quale si ascrivono le prime dispersioni della collezione, anche a causa dei dissidi tra i vari rami ereditari della famiglia.
Lo smembramento delle opere vede il su culmine nel 1934, anno in cui, a seguito dell’emanazione di un Regio decreto si consente ai principi di vendere, anche all’estero, gran parte delle loro opere, riducendo di molto la collezione originaria della famiglia.
Lo Stato, in cambio, acquisisce un piccolo nucleo di dipinti, tuttora individuabili grazie alla sigla “F” seguita da numeri progressivi (La Fornarina, ad esempio, è siglata F1) (foto 6).
I discendenti della famiglia Barberini abitarono l’appartamento settecentesco del palazzo fino al 1955, due anni prima nel 1953, il Palazzo si trasforma in museo nazionale, regolarmente aperto al pubblico, e diviene sede della Galleria Nazionale di Arte Antica insieme a Palazzo Corsini, che lo era già dal 1895.
È nel XXI secolo che Le Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma – Palazzo Barberini e Galleria Corsini, sono divenute autonome con la riforma del MIBACT nel luglio del 2015, e presentano la nuova visione di rilancio strategico del museo voluta e ideata dal Direttore, Flaminia Gennari Santori.
Entrando nelle sale si rimane stravolti dalla bellezza delle opere e si apprezza l’allestimento cronologico e rappresentativo delle principali scuole pittoriche dal Duecento al Settecento.
Il XVII° e XVI° secolo sono i più rappresentati e quando incontri le opere di Raffaello, Piero di Cosimo, Bronzino, Hans Holbein, Lorenzo Lotto, Tintoretto, Caravaggio e la schiera di caravaggeschi, con opere di Gian Lorenzo Bernini, Guido Reni, Guercino, Nicolas Poussin, Pietro da Cortona, non vuoi più abbandonarle con lo sguardo e, in effetti non lo fai, in quanto ti rimangono impresse profondamente nell’iride (foto 7, 8).
La collezione settecentesca conserva importanti opere di Maratti, Batoni, Canaletto, Subleyras, Mengs e van Wittel; oltre che i dipinti della donazione del Duca di Cervinara, con le raffinate tele di Fragonard e Boucher, e quelli della donazione Lemme, con i rari bozzetti di Corvi e Ghezzi.
È interessante comprendere come l’arte sia stata collezionata e come si sia diffusa dalla prima metà del XVII secolo alla seconda metà del XVIII secolo e fino ai giorni nostri, anche grazie al Laboratorio di Restauro delle Gallerie, operativo da oltre 90 anni; gli attuali 12 restauratori intervengono principalmente su opere su tela e su tavola, oltre a dipinti murali e stucchi, dipinti su rame, opere su carta e pergamena, materiali lapidei e fittili nonché strumenti musicali antichi, in particolare quelli a corde pizzicate.
I miei illustri colleghi delle Gallerie sono anche impegnati nell’allestimento di mostre e nella verifica dello stato di conservazione delle opere, un lavoro del quale ne riconosco il valore e l’importanza, e che rende ben fruibili le opere agli spettatori.
L’esposizione permanente rappresenta una parte del patrimonio museale: i depositi custodiscono un numero maggiore di opere, esposte ciclicamente, altrimenti non visibili se non in alcuni casi e a seguito di una richiesta specifica.
Le collezioni delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma – Palazzo Barberini e Galleria Corsini sono un esempio eccelso di come si conservano opere di inestimabile valore che pochi musei possono raccontare.
Le Gallerie sono temporaneamente chiuse ma al loro interno le opere ci attendono, come anche le mostre in corso…
Info
- Palazzo Barberini – via delle Quattro Fontane, 13 00184 Roma, Italia
- Galleria Corsini – via della Lungara, 10 00165 Roma, Italia
- www.barberinicorsini.org
- @BarberiniCorsini | @galleriabarberini | @galleriacorsini
- @BarberiniCorsini #BarberiniCorsini
art a part of cult(ure) è il magazine online nato con l’intento di promuovere, diffondere, valorizzare l’arte contemporanea e più in generale la complessità della cultura nelle sue molteplici manifestazioni.
È gestito da un team di donne. Le ragioni della collaborazione tra Kalporz e art a part of cult(ure) puoi leggerle qui.