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Siamo in fase pandemica ancora – purtroppo – e oramai utilizziamo costantemente termini che precedentemente erano occasionali: lockdown, assembramento, distanziamento sociale, quarantena, tampone e si potrebbe continuare. La pandemia ci ha imposto un nuovo vocabolario, una pletora di parole sempre pronte all’uso perché le conversazioni inevitabilmente vanno a finire quasi sempre lì.
Tra queste “parole del coronavirus” ce ne sono due che hanno una valenza “positiva”: sono vaccino e richiamo (del vaccino). E in questo senso abbiamo pensato di intitolare la nuova rubrica kalporziana che ha per oggetto la recensione attuale di un disco del passato: “Richiami”. Come quello della seconda dose. Per far cementare l’effetto positivo di quella iniezione, vaccinale o musicale.
Lo sguardo, a distanza di tempo, è inevitabilmente più distaccato, ma l’intenzione è quella di indagare gli album in questione con la precisione e la motivazione che mettiamo sempre nelle recensioni delle nuove uscite, e in questo si distinguerà dal #tbt in cui andiamo invece a ripercorrere un fatto musicale del passato con una lente più soggettiva e libera.
In “Richiami” quindi confluiranno recensioni di album ristampati oppure non presenti nell’archivio di Kalporz, sperando che – come sempre – l’effetto sia quello di rinvigorire l’amore per la bella musica.
(Paolo Bardelli)